Lunedì scorso avevamo parlato del revival di Roseanne, quella che in italiano si chiamava Pappa e ciccia: la sitcom, di grandissimo successo tra anni ’80 e ’90, riportata in vita per una nuova stagione con l’intero cast originale, tra mille polemiche perché nel frattempo l’attrice protagonista, Roseanne Barr, si è trasformata in un’agguerrita sostenitrice di Trump, e così il suo personaggio, Roseanne Conner.
Ecco, martedì scorso è successo l’incredibile: Roseanne Barr ha scritto un tweet razzista che paragonava l’avvocata afroamericana Valerie Jarrett, consulente di Barack Obama, a una scimmia (per la precisione, a un incrocio tra la fratellanza musulmana e il pianeta delle scimmie) e, poche ore dopo, la serie è stata cancellata in tronco dal canale che la manda in onda, la ABC.
«La dichiarazione di Barr è abominevole, disgustosa ed estranea ai nostri valori, e abbiamo deciso di cancellare il suo show» ha dichiarato Channing Dungey, la presidente di ABC Entertainment; «C’era una sola cosa giusta da fare, ed era questa» l’ha sostenuta Bob Iger, il presidente della Disney, cui ABC appartiene.
Il fatto è senza precedenti per svariati motivi, primo fra tutti gli ottimi risultati d’ascolto (pur in calo nelle ultime settimane) che la serie aveva riscontrato fin qui, e che ne avevano fatto uno dei successi della tv generalista non solo di questa stagione, ma degli ultimi anni. Inoltre, in casi più o meno simili, si opta di solito per il licenziamento del singolo attore, e non per la soppressione dell’intera serie – e infatti pare che ABC stia pensando a uno spinoff senza Roseanne Barr, incentrato sulla vita della figlia Darlene, interpretata da Sara Gilbert, che è poi il vero motore di questo revival.
Ma, con l’eccezione di John Goodman (che ha pronunciato un sibillino «meglio che me ne sto zitto»), il resto del cast e della crew ha appoggiato la decisione di ABC, anche pubblicamente, anche se per loro significa perdere un lavoro – e d’altronde, alcune delle scrittrici e produttrici del revival, come Whitney Cummings e Wanda Sykes, si erano già sfilate dalla produzione di prossime stagioni, a testimoniare di un ambiente sul set non proprio sereno.
Il caso Roseanne ha, com’era prevedibile, fatto discutere e diviso ferocemente il pubblico americano, tra chi ha applaudito ABC per il coraggio e chi ha gridato alla censura, con l’inevitabile intervento di Donald Trump in persona, che ha difeso Barr e urlato al doppio standard per tutte le volte in cui qualcuno insulta lui pubblicamente senza conseguenze o licenziamenti. E c’è, naturalmente, chi sottolinea come quella di ABC sia una mossa prima di tutto economica (per non allontanare investimenti pubblicitari), oltre che sostanzialmente ipocrita, perché Barr scrive tweet del genere da molti anni, è stata da subito una birther (le persone che, come anche Trump, sostenevano che Obama non fosse americano), ha diffuso teorie cospirazioniste, sostenuto che Hillary Clinton fosse pedofila, e via dicendo.
«Non sarebbe stato meglio pensarci prima, ed evitare del tutto questo revival?» si chiede qualcuno. Eppure, come già dicevamo la settimana scorsa e come hanno ribadito alcuni membri del cast in questi giorni, il tentativo principale era stato quello dell’inclusività, di cercare un terreno che potesse accogliere tutti nella cucina proletaria di Pappa e ciccia, perfino le fazioni opposte e lontane, le cosiddette “bolle” che nella quotidianità non si sfiorano mai.
Per colpa di Roseanne Barr il tentativo è fallito: quali che siano le ragioni profonde, la sacrosanta scelta di cancellare il suo show ci dice, ancora una volta, di un’America irreparabilmente spezzata.
*giornalista per Film TV.