7 concerti di Pacifico con 7 ospiti speciali in una location d’eccezione come il Teatro Filodrammatici di Milano. È La Settimana Pacifica, sette serate da non perdere in cui il cantautore Pacifico condividerà il palco con artisti come Francesco De Gregori, Gianna Nannini e Samuele Bersani.
Claudio Agostoni l’ha intervistato per Radio Popolare e si è fatto raccontare di questo evento in cui Pacifico veste il doppio ruolo di compositore e di artista.
Abbiamo messo insieme il cantautore, l’interprete e l’autore. Volevo fare una residenza a Milano e unire un mio spettacolo a delle partecipazioni. Ho mandato un po’ di messaggi agli amici e già nel giro di una giornata c’è stata un’adesione spontanea immediata e molto divertita.
La scelta di un teatro come il Filodrammatici di Milano non è casuale.
No, il fatto di arrivare sempre più nel cuore della città, in un teatro come quello che ha una storia così importante, è una cosa che rende tutto l’appuntamento ancora più emozionante.
Nelle tue canzoni, e anche nel tuo ultimo lavoro, citi spesso i tuoi genitori.
Nostalgia? Rimpianti o vecchie storie aperte?
Forse è perché sono diventato genitore. In realtà non riesco a percepire un sentimento nostalgico, ma è un modo per guardare la propria storia e per ritrovarla.
Non conosco il tuo rapporto con la televisione, ma c’è un programma tv della tua infanzia? E uno di oggi?
Di oggi no perché non la seguo quasi più. Dell’infanzia sì, ho anche fatto una piccola intro sonora allo spettacolo, una sorta di riassunto sonoro fatto di tante piccole suggestioni. Lì mi sono reso conto che alla fine la sigla del Carosello o di Giochi Senza Frontiere o Rischiatutto fossero una grande calamita in casa e una compagnia costante almeno nel periodo dell’adolescenza.
Ci puoi articolare una sorta di piccola biografia di Pacifico compilando una playlist di 4 o 5 canzoni?
Faccio un po’ di fatica, ma sicuramente c’è qualche sigla televisiva ripensando a quando ero bambino, gli sceneggiati televisivi e gli appuntamenti immancabili della domenica. Poi avendo i genitori campani avevamo questa cosa della musica napoletana nell’aria. Mia madre mi svegliava e alzava le tapparelle cantando queste canzoni napoletane a squarciagola. È stata una sorta di formazione, ricordo anche che mi portarono a vedere che ricordo che mi portarono bambino al loden che all’epoca era una sala concerti la famosa bomboniera di Milano a vedere Renato Carosone,
Crescendo è poi arrivato Pino Daniele e mi sono riavvicinato alla canzone tradizionale napoletana e poi è arrivata l’irruzione dei Beatles e di Battisti, ma in generale di tutti i metodisti più che i cantautori. Da un certo punto in poi, dai 16 anni ma forse anche prima, ho scoperto la musica in senso più ampio, i vari gruppi precari e il rock, ma anche il jazz e poi sono diventato uno strumentista e ho cominciato a scrivere. La prossima volta mi preparerò meglio e porterò una lista.
Tu vivi a Parigi. Come vedi da lì il nostro Paese?
Strano perché all’inizio, quando sono andato via, ero diventato ancora più attento proprio per non perdere il contatto. Poi però non ti accorgi di quante piccole prese di distanza fai necessariamente quando la tua vita si svolge lì. È interessante vedere l’Italia da lì, dove c’è stato un conflitto sociale molto forte su alcune questioni molto tempo prima che in Italia. Parigi e la Francia sono un po’ una polveriera, sempre. E vedendo l’Italia da lì ti riconcilia un po’ nonostante l’Italia sia in un momento di grande tensione. C’è anche questa apertura delle piazze che è sempre interessante, è sempre una cosa che conforta. Vedi che la gente comincia a confrontarsi e a misurarsi. Voglio essere ottimista, ne uscirà un Paese più giovane e più forte.
In questi anni è cambiato il tuo modo di scrivere le canzoni?
Credo di sì. Sto abbandonando anche come ascoltatore quella fascinazione per certi significati un po’ vaghi e malinconici di cui le canzoni sono piene. Ho cercato nel tempo di essere più concreto e più asciutto e anche i testi si stanno piano piano riducendo. Rispetto a quando ho iniziato vedo che il testo è sempre di meno righe.
Raccontare l’amore 20 anni fa é diverso dal raccontarlo oggi, non è solo una questione anagrafica.
Sì, perché cresci tu e cambia anche il rapporto con le cose. Spesso però un artista molto popolare ha il condizionamento di dover scrivere più o meno in quel modo e ha paura di abbandonarle. Vedo artisti che provano a parlarne allo stesso modo, ma lo vedi che la loro vita è cambiata e magari si sono sposati tre volte. Però si parla sempre della stessa cosa, fondamentalmente mi piacerebbe essere amato e approvato. In qualche modo nelle canzoni, anche in maniera subliminale, c’è sempre sotto il bisogno d’amore. Però è vero che il dato anagrafico importante. Quando hai 20 anni c’è una un’irruzione dell’amore e l’approccio non può essere lo stesso di un cantautore più adulto, così come il modo di comunicarlo non può essere lo stesso.
I biglietti per la serie di concerti di Pacifico sono in vendita su VivaTicket. Queste le date dell’evento:
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2 dicembre: ospite speciale Malika Ayane
3 dicembre: ospite speciale Samuele Bersani
4 dicembre: ospite speciale Gianna Nannini
5 dicembre: ospite speciale Francesco De Gregori
6 dicembre: ospite speciale Giuliano Sangiorgi
7 dicembre: ospite speciale Francesco Bianconi
8 dicembre: ospite speciale Neri Marcorè
Foto di Daniele Coricciati