
La lotta per le pari opportunità e contro le violenze sulle donne era stata elevata a “grandi cause nazionali” da Emmanuel Macron. Il presidente e i suoi governi avevano promesso politiche mirate e finanziate per promuoverle e ottenere miglioramenti concreti a tutti i livelli della società francese. Ma, per Oxfam France, nessuna di queste promesse è stata mantenuta. In un documento pubblicato in occasione della settimana dell’8 marzo, l’ONG denuncia che i finanziamenti stanziati sono insufficienti, mentre le misure annunciate – dal “congedo di nascita condiviso equamente” a un migliore servizio pubblico per la prima infanzia e alla riforma dell’indice di uguaglianza professionale – “tardano a concretizzarsi”.
Di fatto, l’ONG riprende quasi passo passo il durissimo rapporto della Corte dei Conti pubblicato a fine gennaio. 150 pagine al vetriolo, scriveva allora la stampa, che parlavano di un “ingannevole sostegno politico alla causa”, una “gestione interministeriale fallimentare” e una serie di finanziamenti “puramente di immagine”. Tra le altre cose, l’istituzione aveva osservato che il sistema di quote imposto alle aziende per la parità di genere tra i dirigenti non veniva rispettato e che la formazione dei funzionari e degli insegnanti era insufficiente, tanto quanto gli strumenti previsti per misurare le disuguaglianze. Proprio quegli strumenti che sono fondamentali per indirizzare efficacemente le politiche pubbliche.
Il rapporto precisava che concretamente, a livello professionale, le francesi sono più diplomate degli uomini, ma non accedono ai posti e ai mestieri meglio considerati e retribuiti. Un dato confermato dalle statistiche fornite da Oxfam, secondo cui le lavoratrici francesi del settore privato guadagnano ancora il 23,5% in meno rispetto agli uomini a pari livello.
Quando era uscito il rapporto della Corte dei Conti, la ministra per le pari opportunità aveva sostenuto che il suo ministero aveva aumentato il budget del 20%, stanziando 94 milioni di euro. Oggi Oxfam risponde che “Il bilancio del Ministero per le pari opportunità per il 2025 è solo la metà di quanto è stato speso per organizzare le elezioni legislative anticipate e rappresenta appena lo 0,02% del bilancio dello Stato.”
L’organizzazione conclude e rilancia, esortando il governo a varare una “legge quadro globale contro la violenza sessuale”, la stessa proposta lo scorso novembre da una coalizione di associazioni femministe e respinta all’epoca dal governo Barnier. Ed elenca 15 proposte d’emergenza per sperare davvero di ridurre le disuguaglianze di genere, a partire da quelle economiche, ad esempio rinforzando il congedo parentale, rivalorizzando i settori lavorativi più “femminilizzati” o introducendo delle misure fiscali specifiche e un approccio femminista alle finanze pubbliche, che permetterebbero di sostenere politiche mirate e più egalitarie.