
Io mi ostino a credere che un mondo migliore è possibile, uomini e donne possono cambiare, verrà la pace. A Gaza sono stati uccisi Helmi al-Faqawi e Ahmad Mansour, ultimi di oltre 200 reporter e innumerevoli medici, soccorritori, volontari assassinati su ordine del premier Netanyahu, ma tra una settimana si farà memoria che a pochi chilometri di lì, in un venerdì di 2000 anni fa, da allora detto “santo”, Gesù morì in Croce e la domenica di Pasqua resuscitò. Io mi ostino a credere che «le città hanno una loro vita e un loro essere autonomi, misteriosi e profondi […] una loro anima e un loro destino: esse non sono occasionali mucchi di pietre, ma sono le misteriose abitazioni di uomini e […] in un certo modo le misteriose abitazioni di Dio» (Giorgio La Pira). Milano è sempre più preda di fondi speculativi, studenti e giovani coppie non trovano casa, il governo di destra non fa edilizia popolare, il centrosinistra s’è incidentato nella brutta storia del salvaMilano, molte Parrocchie han già finito i fondi annuali per aiutare i poveri, ma il 25 aprile è l’80° della Liberazione dal nazifascismo e dell’inizio di democrazia, Repubblica, Costituzione. Io mi ostino a credere che il futuro è tanto più dei giovani quanto gli anziani sono generosi nel farsi tramite di esperienza, fiducia, speranza. Dal 2011 al 2023, 550 mila giovani di 18-34 anni (metà laureati) sono emigrati; al netto dei rientri, son rimasti all’estero in 377 mila; si stima (fonte CNEL) che corrisponda a 134 miliardi il capitale umano uscito, cifra che potrebbe triplicarsi se si considera la sottovalutazione dei dati ufficiali. Ma dal 25 al 27 aprile si celebra il Giubileo degli adolescenti; giovani da tutto il mondo saranno a Roma; nell’occasione papa Francesco proclamerà il “primo santo millennial”: Carlo Acutis. «Oggi possediamo le conoscenze e le risorse necessarie per mantenere la promessa dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile e costruire il “Patto per il Futuro”» (Dipartimento di Scienze Umane, Università Milano-Bicocca). Io mi ostino a credere: è il modo che mi è dato per porre nell’incontro con gli altri e con l’Altro un senso alla vita che dato da me solo sento insufficiente.