Il primo problema è decidere a chi spetteranno i risarcimenti a fondo perduto. Se è scontato che tra i beneficiari ci saranno bar e ristoranti, costretti alla chiusura anticipata, lo è meno per le categorie dell’indotto: ad esempio tutto il settore dell’agroalimentare che della stretta alla ristorazione risentirà. O alle agenzie viaggi e i tour operator, anch’essi colpiti indirettamente.
La verità è che la crisi è talmente ampia che quasi non esiste settore che non ne sia coinvolto. Le richieste di risarcimenti sono tante, da categorie ed enti locali che se ne fanno portavoce. C’è poi il capitolo della cassa integrazione, che dovrebbe essere allungata di altre 18 settimane. E il reddito di emergenza. La ministra Catalfo ha detto che potrebbe essere prorogato di una mensilità.
C’è da chiedersi se un mese in più sia sufficiente o se invece, non sia il caso di riaprire i termini per nuove richieste, come sostiene Fabrizio Barca del Forum Disuguaglianze. “Stiamo ancora lavorando, non è detto che il decreto arrivi domani”, hanno detto a Radio Popolare fonti del governo, a testimonianza della delicatezza del momento. Conte non può non dare risposte economiche che facciano in qualche modo digerire le nuove chiusure.