Per la seconda volta in meno di due settimane il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella lancia un appello agli italiani. Un appello in realtà rivolto prima di tutto alla classe politica.
Prima c’era stato il videomessaggio all’ora dei telegiornali, il 5 marzo. Una modalità drammatizzante che anticipava le misure eccezionali che sarebbero state prese da lì a pochi giorni.
Ora il comunicato del Quirinale nel giorno dell’anniversario dell’unità d’Italia. Occasione perfetta dal punto di vista retorico. Ma la questione è tutt’altro che retorica.
La classe politica ha retto 24 ore, dopo il discorso alla Nazione del 5 marzo. Il tempo di sciorinare il coro di apprezzamenti di rito e poi quello che è successo lo abbiamo visto tutti: il conflitto permanente tra la Regione Lombardia e il Governo. Il Veneto che tenta di andare per la sua strada. Le opposizioni all’attacco ogni volta che possono. Renzi che cerca di demolire Conte con la stampa estera. Berlusconi che finanzia di tasca propria il progetto di Fontana e Bertolaso per un ospedale provvisorio a Milano, su cui si innesta il conflitto con Roma.
Anche di fronte a una pandemia che mette il Paese in condizioni estreme troppi protagonisti della politica non rinunciano alla guerra, fregandosene dell’appello di Mattarella.
Da un lato il tiro sul governo per cercare di farlo cadere approfittando della crisi. Dall’altro il potere enorme che genera la sanità. Il modello privatistico della Lombardia sta rischiando di non reggere. Decenni di tagli alla spesa pubblica e spazi crescenti ai privati producono gli effetti che vediamo. La posta in gioco è troppo grande.
Foto | Quirinale