
L’Unione Europea ha adottato nuove sanzioni contro la Bielorussia. Quanto successo domenica – con l’atterraggio forzato a Minsk di un volo Ryanair che viaggiava da Atene a Vilnius, in Lituania – è stato definito da molti leader europei un vero e proprio “scandalo internazionale”. Il capo di Ryanair, Michael O’Leary, ha parlato di “dirottamento di stato”. I 27 hanno bloccato le compagnie bielorusse – la compagnia di bandiera, Belavia, vola su diversi scali europei – e hanno invitato le compagnie europee a evitare lo spazio aereo di Minsk.
A bordo di quel volo c’era anche Roman Protasevich, un giovane giornalista bielorusso che vive in Lituania, nei mesi scorsi molto attivo nella copertura delle proteste contro il regime di Alexander Lukashenko. Roman Protasevich è stato arrestato, insieme alla fidanzata, dopo lo sbarco a Minsk. La notte scorsa i media bielorussi hanno diffuso un brevissimo video nel quale lui stesso racconta di stare bene e di aver confessato l’organizzazione di manifestazioni di massa. Una dichiarazione ovviamente forzata dai servizi di sicurezza. I suoi colleghi e i suoi familiari temono che non stia bene e che sia stato picchiato. Alcuni sostengono sia stato anche ricoverato.
O’Leary, il capo di Ryanair, ha ripetuto quello che avevano già detto alcuni media bielorussi dell’opposizione, e cioè che a bordo del volo partito da Atene ci fossero probabilmente anche degli agenti del KGB – i servizi bielorussi, che hanno mantenuto il nome dell’epoca sovietica. La polizia lituana – domenica, dopo un fermo di sei ore, il volo è poi ripartito alla volta di Vilnius – ha confermato che rispetto all’imbarco di Atene all’appello mancavano cinque persone, scese quindi a Misnk. Oltre a Protasevich e alla fidanzata, una cittadina russa, gli altri sarebbero quindi tre agenti dei servizi bielorussi. A supporto di quest’ipotesi quanto riferito da alcuni colleghi di Protasevich, secondo i quali lui stesso, prima di imbarcarsi ad Atene, domenica, gli avrebbe scritto di essere seguito e controllato da alcune persone, una delle quali avrebbe anche tentato di fotografare i suoi documenti. Ufficialmente le autorità bielorusse hanno detto che l’aereo è stato costretto all’atterraggio per una minaccia di attentato da parte del gruppo palestinese Hamas.
Ora sono arrivare nuove sanzioni europee, ma il punto è se questo provocherà dei cambiamenti in Bielorussia, se forzerà Alexander Lukashenko ad allentare la repressione interna. Probabilmente no. Anche dopo le proteste, gli arresti e le violenze della scorsa estate, durante le manifestazioni che contestavano il risultato delle elezioni presidenziali del 9 agosto 2020, Bruxelles aveva adottato delle sanzioni contro quasi 90 funzionari o imprenditori bielorussi. Le sanzioni sono ancora in vigore, ma nella sostanza hanno cambiato ben poco. Lo dimostra quanto successo domenica, voluto dallo stesso Lukashenko, che avrebbe dato l’ordine di bloccare il volo Ryanair e di arrestare Protasevich.
Ma c’è una dimensione nuova. Fino a domenica scorsa la questione bielorussa, la repressione dell’opposizione bielorussa, era rimasta una questione interna. Ora invece, con la vicenda dell’aereo che trasportava cittadini dell’Unione Europea e volava tra due paesi UE, assume inevitabilmente una dimensione internazionale. E da qui bisogna ripartire. Alexander Lukashenko fa sempre affidamento sull’appoggio russo. Anche se i suoi rapporti personali con Vladimir Putin non sono dei migliori, Mosca non si può permettere di far uscire Minsk dalla sua area di influenza. In un contesto radicalmente diverso è un po’ lo stesso approccio russo nei confronti dell’Ucraina. Quello è territorio sovietico.
E proprio forte della sua posizione ieri, mentre le cancellerie europee condannavano quanto successo il giorno prima, Lukashenko ha firmato delle nuove leggi che rappresentano un’ulteriore stretta contro il dissenso, per esempio il divieto di pubblicare sondaggi non autorizzati oppure di trasmettere immagini di manifestazioni senza regolare permesso, praticamente tutte.
Il ministro degli esteri russo, Lavrov, ha definito “ipocrita” la reazione europea.Sullo sfondo ci sono sempre i rapporti difficili tra Mosca e l’Occidente. Nelle prossime settimane il tema potrebbe essere affrontato direttamente da Putin e Biden, che potrebbero incontrarsi in Svizzera durante il viaggio europeo del presidente americano.
Foto | Scontri durante una manifestazione dell’opposizione, a settembre 2020