- Play
-
Tratto dal podcast
Prisma di mar 08/09
Italia | 2020-09-08
Il testo base della nuova legge elettorale è in discussione in queste ore alla Commissione Affari costituzionali della Camera dei Deputati e il suo approdo in aula è previsto per la fine del mese. Ne abbiamo parlato oggi col suo relatore, il deputato del Partito Democratico Emanuele Fiano, che ci ha spiegato nel dettaglio cosa dovrebbe cambiare e quali novità dovrebbero essere introdotte.
L’intervista di Lorenza Ghidini e Claudio Jampaglia a Prisma.
Il testo base che adotteremo oggi è un testo di legge elettorale su base proporzionale con uno sbarramento al 5%: se un partito, una lista o una coalizione non superano il 5% non entrano in Parlamento.
C’è una proposta del Movimento 5 Stelle di reintrodurre le preferenze e ci sono anche dei meccanismi di diritto di tribuna, cioè la possibilità di rappresentare dei partiti che non raggiungono un quorum su base nazionale, ma lo raggiungono in alcune circoscrizioni. Questo anche in relazione al possibile esito favorevole del referendum di conferma del taglio dei parlamentari, che ridurrebbe in alcuni territori la possibilità di essere rappresentati da determinate forze politiche.
Questo è il testo base, ma ovviamente dopo l’adozione di un testo base si apre un periodo di tempo nel quale il presidente della Commissione dà una data entro la quale bisogna presentare per gli emendamenti, ma nel frattempo è già iniziato l’iter di altre modifiche costituzionali che riguardano anche le conseguenze che avevamo stabilito all’inizio con i partner di governo in relazione al possibile taglio dei parlamentari, tra cui la modifica del sistema elettivo del Senato, non più su base regionale, e la modifica della platea elettiva del Presidente della Repubblica, perché cambia ovviamente il peso dei consiglieri regionali in conseguenza della diminuzione del numero dei parlamentari.
Questa discussione arriva in un momento in cui il Paese forse è concentrato su altre cose. Può provare a spiegarci l’importanza di questa nuova legge elettorale?
Avendo fatto diverse esperienze con leggi elettorali, sia come relatore che come utente, non esiste una legge elettorale perfetta. È impossibile. Ognuna ha delle caratteristiche che pendono da una parte piuttosto che dall’altra. Tendenzialmente i due treni verso cui possono tendere le leggi elettorali sono la maggiore rappresentatività, e quindi la possibilità di rappresentare il più possibile tutte le tendenze politiche degli elettori, o la maggiore governabilità, cioè la possibilità, attraverso sistemi con premio maggioritario, di assegnare più seggi parlamentari al partito o alla coalizione vincenti, in maniera tale da assegnare una maggioranza che stabilizzi i governi.
Noi veniamo da un lungo periodo di sistemi con premi maggioritari e davanti alla possibilità che il referendum confermi la riduzione dei deputati a 400 e dei senatori a 200, inducendo in alcuni territori e per alcuni partiti che non raggiungono determinato il livello di rappresentanza una impossibilità ad essere rappresentati, il sistema proporzionale scelto dai partiti della maggioranza è un sistema che garantisce maggiore rappresentatività in presenza di un taglio che, invece, per alcune caratteristiche la diminuisce. I critici sono quelli che sostengono che noi abbiamo bisogno soprattutto di maggiore governabilità. Devo dire, però, che l’esperienza degli ultimi 20-25 anni ha dimostrato che non è sempre così. Non è vero che sistemi che premiano un partito o un raggruppamento più degli altri garantiscono effettivamente la governabilità. In questo momento, e in particolare dopo questo possibile taglio, il tema della rappresentatività è sicuramente forte. A questo si aggiungono altre caratteristiche, come l’elezione con le preferenze.
A margine di questo, noi non abbiamo solo bisogno solo di migliorare un modello di elezione dei rappresentati, abbiamo bisogno anche di migliorare l’efficienza del Parlamento, la sua efficienza e velocità di fare le leggi per i cittadini. Noi adesso abbiamo un sistema parlamentare bloccato in un bicameralismo perfetto – Camera e Senato fanno esattamente la stessa cosa nonostante abbiano sistemi elettivi diversi – e quindi penso che il Paese abbia bisogno anche di una riforma del sistema parlamentare. Un Paese che ha un sistema a prevalenza proporzionale, come la Germania, ha una caratteristica che noi non abbiamo, la sfiducia costruttiva: tu per buttare giù un governo devi avere in mano le carte per creare un’altra maggioranza. Questo è un meccanismo, di cui esistono proposte di legge già presenti, che mantiene un sistema proporzionale e impedisce per alcuni versi il continuo ritorno alle urne.
Ci sono già due emendamenti che potrebbero essere i nodi centrali della battaglia per arrivare all’approvazione della legge elettorale. Uno è l’abbassamento della soglia del 5%, l’altro è il tema delle preferenze. Il Partito Democratico come la pensa?
Premesso che non esistono leggi perfette, è stato già difficile arrivare all’adozione di questo testo base e penso che una delle forze di governo potrebbe astenersi dal voto di oggi. Il Partito Democratico è aperto ad una riflessione con i partner di governo e chi vuole aggiungersi per ragionare su diversi aspetti. I Cinque Stelle portano avanti il tema delle preferenze. Io penso che in un Paese che si basa su un sistema proporzionale la sfiducia costruttiva sarebbe un’aggiunta molto significativa, come anche la riforma del bicameralismo paritario e anche il ragionamento sul livello di soglia che abbiamo.
(Potete ascoltare l’intervista integrale a partire dal minuto 4)