Il racconto della giornata di sabato 11 marzo 2023 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. LA commozione supera la rabbia al corteo di Cutro in ricordo delle vittime del naufragio; dissidi tra i mercenari Wagner e l’esercito russo nella battaglia di Bakhmut; è altissimo il numero di dimissioni dal lavoro in Italia nell’ultimo anno; il fallimento della Silicon Valley BAnk ha gravi ripercussioni sul mondo crypto e sulle startup dell’hi-tech; ignoranza e cinismo, questi gli ingredienti del Karaoke di Meloni e Salvini che cantano “la canzone di Marinella” senza capirne il testo.
A Cutro un grande corteo in ricordo delle vittime
(di Mattia Guastafierro)
Doveva emergere lo sdegno per le tante stragi in mare, doveva esserci la rabbia per i gesti del governo. Di certo l’indignazione era grande, ma era composta. Oggi il corteo di Steccato di Cutro si è trasformato piuttosto in un grande momento di commozione collettiva. Troppo vivido ancora il dolore per le vittime che il mare crotonese ogni giorno continua a restituire. Il cielo plumbeo ha accompagnato i primi passi del corteo. Il vento caldo ha fatto ondeggiare senza sosta le bandiere che lo componevano. C’erano quelle dei sindacati, dell’Anpi, di Libera, delle ong a cui il governo in tutti i modi sta tentando di ostacolare il soccorso in mare. C’è chi dice 5mila, chi dice 10mila, erano tante le persone in fila in silenzio per le strade della cittadina jonica. In testa la croce fatta coi resti del barcone spezzato. A portarla in spalla anche l’ex sindaco di Riace, Mimmo Lucano, simbolo dell’accoglienza di questa terra che non si riconosce nei modi del governo.
All’arrivo in spiaggia, luogo del naufragio, il cielo si è aperto. Il sole ha illuminato la sabbia. Le persone hanno piantato fiori nella battigia. I familiari delle vittime hanno intonato canzoni della loro terra d’origine. Il loro canto si è perso tra le onde.
A Bakhmut si combatte anche una battaglia di propaganda
Continuano anche oggi le notizie contrastanti e di segno opposto da Bakhmut, la città del Donbass dove si stanno concentrando da settimane i combattimenti più feroci della guerra in Ucraina.
Il capo dei mercenari della Wagner, Prigozin, ha detto oggi che i suoi uomini sarebbero a un chilometro dal centro della città, nonché in controllo della parte orientale della città.
Fonti britanniche invece riportano un quadro dove i militari filo Mosca si starebbero dissanguando per cercare di prendere la città.
Gli Ucraini da postazioni rinforzate fanno un micidiale “tiro al bersaglio” sui mercenari russi, causando altissime perdite: è quanto sostiene il ministero della Difesa britannico, da fonti di intelligence, citato dal Guardian. Secondo i militari britannici, il fiume Bahmutka costituisce ora di fatto la linea del fronte.
Ma un’altra notizia riguarda proprio il destino della Wagner. Alcuni reparti dei mercenari di Prigozin sarebbero stati sostituiti da reparti dell’esercito regolare russo. Tra il Cremlino e la Wagner è in corso da tempo un braccio di ferro.
L’Italia non è un Paese per lavoratori
(di Massimo Alberti)
Sono quasi 2 milioni 200 mila le dimissioni registrate nel 2022, in aumento del 13,8% rispetto al 2021. Solo nell’ultimo trimestre c’è stato un lieve calo. E’ quanto emerge dalla nota trimestrale sulle comunicazioni obbligatorie del ministero del Lavoro, relativa all’ultimo trimestre 2022. Nel 2022 sono risaliti anche i licenziamenti: oltre 751 mila, in aumento del 30,2% rispetto al 2021, dopo la fine del blocco.
Nel lavoro italiano non c’è mai stata una mobilità cosi forte come negli ultimi due anni, e non è una buona notizia. Non lo è perché come temuto, la fine del blocco dei licenziamenti decretata da Draghi è costata almeno 200mila posti di lavoro, che viste di pari passo all’andamento del precariato indicano la profonda ristrutturazione di un modo di lavorare che scambia lavoro stabile con lavoro precario. Tra le altre cose, è forse anche una delle cause del secondo aspetto, quello delle uscite volontarie. Un fenomeno che in Italia è ancora molto da indagare, ma che sia fuga all’estero (anche l’emigrazione giovanile aumenta), cambio verso un lavoro migliore, o fuga senza rete dal lavoro, resta un sintomo: in Italia si lavora male e si sta male al lavoro. C’è un problema oggettivo di condizioni materiali, la precarietà appunto, gli stipendi bassi, gli orari inconciliabili con una qualità di vita accettabile, ma anche la fine di un’epoca in cui era il lavoro a definire la propria identità e la propria vita. E che lascia un po’ tutti smarriti: lascia smarriti i sindacati, che ancora non san bene come maneggiarlo, lascia smarriti gli imprenditori, il cui piangisteo quotidiano ospitato da troppi giornali sui giovani che non vogliono lavorare è una risposta violenta ed ideologica per auto assolversi dal una situazione creata da loro stessi insieme alla politica, con norme che ascoltando solo le voci delle imprese vanno ad esasperare proprio le condizioni da cui i giovani scappano, per giustificarsi poi con quella stessa ideologia “dei fannulloni”. I numeri dicono che il segnale è forte è chiaro. Servirà a poco far finta di nulla.
Crack di Silicon Valley Bank: si rischia l’effetto domino
(di Andrea Di Stefano)
Non è una nuova Lehman Brothers, ma il fallimento sostanziale della Silicon Valley Bank rischia di produrre un terremoto nel mondo dell’high-tech che deve fare i conti con lo sgonfiamento della bolla prodotta anche dal periodo covid. Si tratta del sedicesimo istituto per raccolta degli Stati Uniti, con 209 miliardi di dollari di depositi e del secondo crack dopo quello della Walt Washington Mutual nel 2008. Il Federal Deposit Insurance Corp, l’organismo di controllo che ha preso il controllo della banca, ha garantito l’accesso ai depositi da lunedì sino al massimo stabilito dalla protezione dei risparmiatori, cioè 250000 dollari per tutti gli altri, privati o aziende. Si apre una lunga e complessa procedura fallimentare, che potrebbe anche non produrre le perdite integrali delle somme o degli investimenti effettuati. Le vittime principali del crack sono le startup, gli operatori del mondo delle criptovalute. Oggi Sirklo, una delle più importanti stable coin, ha annunciato di aver bloccato nei conti della Silicon Valley Bank 3,3 miliardi di dollari, scatenando un’ondata di vendite sull’intero comparto. Le dimensioni della nuova crisi finanziaria sono di difficile perimetrazione perché il repentino incremento dei tassi deciso dalla Fed, che in meno di un anno ha portato da zero al 4,75% il tasso ufficiale di sconto, potrebbero mandare in crisi il gigantesco mercato dei mutui, producendo insolvenze dei clienti e nuovi crack nel comparto bancario esposto verso l’immobiliare.
Il karaoke cinico e ignorante di Meloni e Salvini
(di Claudio Agostoni)
Meloni e Salvini, alla festa di compleanno di quest’ultimo, hanno fatto il karaoke cantando “La canzone di Marinella”. Due, probabilmente gli elementi che hanno consentito loro di cantare la canzone di De André. L’ignoranza e il cinismo.
Ignoranza perché non si sono ricordati che la “Canzone di Marinella” è ispirata all’omicidio di Maria Boccuzzi avvenuto il 28 Gennaio 1953. Nata in Calabria nel 1920, era arrivata a Milano come emigrante quando aveva solo nove anni. Diventata ragazza aveva creduto che in quella città che correva verso il futuro ci fosse spazio anche per i suoi sogni. Ma a Milano non c’è stato nessun miracolo per Maria Boccuzzi. A Milano, dopo aver lavorato come operaia, cercò invano gloria nel mondo dello spettacolo, finendo su una strada e morendo a 33 anni, ritrovata cadavere il 28 gennaio 1953 nel fiume Olona, alla periferia della città.
Nessun sogno si è realizzato anche per le tante Maria Boccuzzi affogate nel mare di quella Calabria da dove era emigrata la protagonista della canzone di De André. Non hanno potuto nemmeno cercare di realizzarlo il loro sogno, perché sono affogate prima di arrivare nella loro “Milano”. Il cinismo dei due politici sta qui: cantare questa canzone mentre nel mare della Calabria continuano a venire a galla i corpi di nuove Marie Boccuzzi…