C’è questa cosa, venuta fuori anche ieri con Meloni, dei rischi che corrono i migranti che partono, e lei che chiede ai parenti e ai superstiti di Cutro: “Ma non sapete quanto è pericoloso?”.
Lo aveva già fatto Piantedosi, in modo perfino più grezzo e cretino, ora lo di ce anche la premier.
Il problema di queste persone – Meloni Piantedosi e tanti altri – è che purtroppo parlano di cose che non conoscono, di condizioni che non conoscono, che sono quelle di partenza.
Non hanno mai viaggiato se non negli alberghi a cinque o sei stelle delle grandi città, non hanno mai visto i villaggi dove se per la siccità ti muore l’unica capra sei morto di fame anche tu, non hanno mai dormito nel fango con le bombe che ti scoppiano attorno, non hanno mai visto con i loro occhi i luoghi del mondo di pura disperazione, di schiavitù, di sedici ore al giorno al telaio in uno scantinato in cambio di una ciotola di riso, di una vita che non vale la pena di essere vissuta e quindi sì, può essere messa a rischio, perché così com’è non vale nulla.
Nessuno è obbligato a vivere un mese in un villaggio africano dove non c’è più acqua né cibo d’accordo, nessuno è obbligato a dormire almeno una notte in uno slum di Calcutta, su un marciapiedi di Addis Abeba, nel porto di Sihanoukville.
Però forse sarebbe utile, per capire almeno di che cosa stiamo parlando, di che cosa stanno parlando