“Non riapriremo. Non abbiamo le forze”.
Simone Panella è sconsolato. Assieme al compagno è il titolare del Vanity Dance Studio, scuola di danza che è un punto di riferimento per la comunità gay ma non solo a Centocelle, periferia romana.
La scorsa notte qualcuno è entrato nella scuola, ha imbrattato le pareti con scritte e disegni omofobi, e se ne è andato.
Una aggressione che è solo l’ultima di una lunga serie di attacchi e pressioni e che oggi fanno dire basta a Simone:
“Una volta ti minacciano che scendono con le mazze, una volta dicono che ti mandano i Vigili, una volta tirano le uova sulla terrazza. Non ce la facciamo” spiega Simone a Radio Popolare:
“Non riesci a stare nel posto che hai tanto voluto con lo stato d’animo giusto”.
Una cosa, Simone è riuscita a fare: denunciare.
“Avevo paura, avevo vergogna, non mi ero mai sentito così ferito. Poi un mio amico si è arrabbiato, mi ha detto non dovete abbassare la testa, dovete denunciare e io ho deciso di andare a scuola. Ho fatto le foto. Sono entrato a scuola che sembravo un ladro, con l’ansia di quel posto”.
Eppure, Simone è certo che non servirà a nulla:
“I miei genitori hanno insistito. Lo farò, ma non trovi lo stimolo a farlo perché tanto nessuna legge ci tutela. So che la denuncia verrà messa nel cassetto e finirà lì. Per come è qui in Italia, per come sono le leggi, trovo inutile fare una denuncia perché tanto non mi tutelerà nessuno. Se qualcuno mi pianterà un pugnale nel petto allora verrà fatto qualcosa”.
Ascolta l’intervista a Simone Panella a cura di Bianca Senatore: