- Play
- Tratto dal podcast Cultura |

I Legnanesi hanno debuttato al Teatro della Luna di Milano con “Non ci resta che ridere“. Come tutti gli altri spettacoli dei Legnanesi, anche quest’ultimo lavoro parte dalla nostra realtà, ma stavolta gli spettatori vengono portati anche in un viaggio nel tempo.
Ira Rubini ha intervistato Antonio Provasio, Enrico Dalceri e Lorenzo Cordara a Cult.
Sì, si viaggia nel tempo. È uno spettacolo meraviglioso e innovativo per i Legnanesi. Si parte comunque dal cortile e dalla tradizione lombarda, ma quest’anno la famiglia Colombo e tutti gli anziani della comunità di Legnarello vanno a fare un giro a Parigi e a visitare il Louvre. L’idea è quella di riportare La Gioconda in Italia e arriveremo addirittura ad andare a trovare Leonardo Da Vinci. Poi andremo anche nel 1918 durante la Prima Guerra Mondiale. È uno spettacolo molto divertente e attualissimo, perchè comunque i Legnanesi sono sempre molto legati al presente e all’attualità.
I numeri di questo spettacolo, che dopo la celebrazione dei 70 anni dei Legnanesi inaugura una nuova era, sono particolarmente effervescenti e c’è addirittura un can-can. Così ne ha parlato Enrico Dalceri:
Ci tengo a dire che si tratta di un can-can tutto all’italiana tra lustrini e paillettes come i Legnanesi sanno fare. E nel secondo tempo abbiamo un omaggio tutte le mamme italiane con una grande canzone storica, “Mamma son tanto felice”, mentre nel primo tempo c’è il classico balletto alla soubrette e abbiamo sfoggiato e restaurato un vecchio vestito storico di Tony Barlocco restaurato. Veramente un pezzo unico e raro, quattro metri di mantello tutto ricamato a mano.
Nel corso degli anni i Legnanesi sono cresciuti anche nella parte più legata al musical e in questo spettacolo i balletti sono stati attualizzati grazie all’aiuto di Valentina Borghi e il pubblico ha risposto con grande entusiasmo.
Dal 2019 è Lorenzo Cordara ad interpretare lo storico personaggio del Giovanni, il marito di Teresa, che porta con sé alcuni elementi tipici della tradizione dei Legnanesi con caratteristiche proprio di Cordara. Ne abbiamo parlato proprio con l’interprete:
Ormai la Teresa, la Mabilia e il Giovanni fanno parte della tradizione lombarda, sono delle vere e proprio maschere e come tali certe caratteristiche rimangono. Poi, come ho sempre detto, spetta all’attore cucirsi addosso questa maschera mettendoci un minimo di personalizzazione e facendo crescere il personaggio. È un personaggio vecchio, ma da parte mia è come se fosse un personaggio appena nato. Al pubblico sembra piacere molto.
Nel corso dello spettacolo i Legnanesi sembrano avere una battuta per tutti, ci sono dei riferimenti politici, battute contro la guerra e si affronta il concetto che viaggiare in fondo è divertente anche per chi non lo fa tutti i giorni. I Legnanesi, anche in questa occasione, continuano ad essere fuori dagli schemi. È Antonio Provasio ad illustrare al meglio questa certezza:
Noi piacciamo proprio per quello, perchè cerchiamo di evitare di parlare delle solite cose e nei soliti modi. Noi siamo una compagnia apolitica, se dobbiamo bastonare lo facciamo con chiunque, ma sempre cercando di dare positività e una morale positiva.
Quando la gente ci ferma per strada e ci ringrazia quella è la cosa più bella. La risata deve essere positiva senza però andare ad insistere su certe situazione. Io voglio che il nostro pubblico venga a teatro a rilassare la mente. Vogliamo dare positività senza essere schierati e senza volgarità.
I Legnanesi saranno in scena con Non ci resta che ridere al Teatro della Luna di Milano fino all’8 marzo 2020, poi proseguiranno fino al 15 giugno in tournée nei principali teatri d’Italia, da Reggio Emilia a Roma.
Foto dalla pagina Facebook de I Legnanesi.