Di lui tutti ricordano la mitezza, l’umiltà. Era così, Stefano Rodotà, un grande giurista e intellettuale, modesto e sempre pronto ad ascoltare. Non saliva in cattedra, lui, ordinario di diritto civile riconosciuto a livello internazionale. Amava il confronto, spiegava le cose senza prosopopea, con semplictà e chiarezza.
La sua vita è stata sempre a cavallo tra studio e impegno politico. La libertà e la Sinistra, i nuovi diritti e la Costituzione. Fu deputato, eletto come indipendente nelle liste del Pci e vice presidente della Camera. Fino a quando nel 2013 venne candidato alla presidenza della Repubbblica dal Movimento 5 Stelle, che lo votò insieme a Sel e ad alcuni del Pd. Non divenne presidente e chissà con lui al Colle cosa sarebbe potuto cambiare.
E’ stato tra gli animatori della campagna per il No al referendum costituzionale di Renzi. Che lo vedeva con fastidio, annoverandolo tra quei “professori” conservatori che non volevano cambiare niente. Proprio lui, che è sempre stato all’avanguardia nella ricerca giuridica e nella applicazione dei diritti più nuovi, al passo con i tempi.
Per ricordare Stefano Rodotà vi proponiamo due interviste che Radio Popolare ha trasmesso nella trasmissione Memos, realizzate da Raffaele Liguori.
Nella prima si parla dell’articolo 3 della Costituzione, il principio dell’uguaglianza, nella seconda del suo ultimo libro “Diritto d’amore”.
-Intervista a Stefano Rodotà di Lele Liguori