Tra la notte del 6 maggio e del 7 maggio, è morto ad Asiago il regista Ermanno Olmi. Aveva 86 anni, era nato il 24 luglio 1931 a Bergamo. Da tempo malato, venerdì era stato ricoverato per l’aggravarsi delle sue condizioni.
Nella sua cinematografia si trova di tutto, da L’albero degli Zoccoli che vinse la Palma d’Oro a Cannes nel 1978, e in cui il regista bergamasco tesse un canto alla civiltà contadina, alla fatica e all’umiltà. A Il posto, sulla quotidianità impiegatizia, conosciuta in ufficio a Milano, dove si era trasferito con la famiglia nel 1933, per il lavoro del padre ferroviere.
Un’ infanzia passata tra il mondo operaio della periferia milanese e quello contadino, nella campagna bergamasca, come spesso raccontava e ha tradotto in immagini nel suo cinema. Il lavoro, l’umiltà e la riflessione religiosa. Era cresciuto in un ambiente molto cattolico, che l’ha portato a riflettere su questi temi per tutta la vita, alla ricerca di un senso umano e caritatevole in senso laico.
I documentari per la Edison-Volta sono una testimonianza su lavoro e progresso; mentre film come Il villaggio di cartone e Centochiodi uniscono solidarietà, accoglienza e umanità cercata tra le parole del Vangelo.
L’arte visiva e decirata di film come Cantando dietro i paraventi, Lunga vita alla signora, Il mestiere delle armi; la disperazione e la saggezza elargita nella Leggenda del santo bevitore.
E più recentemente la durezza e il dolore vissuto dai giovani soldati durante la guerra in Torneranno i prati.
Il suo ultimo film è un documentario è del 2017 Vedete, sono uno di voi, dedicato a Carlo Maria Martini, in cui il Ermanno Olmi prestava la sua voce da narratore per ragionare sulla morte e sulla malattia, attraverso la vita di Martini, così vicina alla sua e alle grandi riflessioni sul cattolicesimo, religione e laicità.
Nonostante le lunghe malattie, anche invalidanti, e i momenti di depressione, Olmi non ha mai smesso di studiare e fare film, abbandonandosi a una comunicazione sempre molto leggera e con toni più vicini all’infanzia per parlare di argomenti profondissimi.
Come in questa intervista, raccolta una anno fa.
Nel marzo 2012 avevamo incontrato Ermanno Olmi all’Auditorium San Fedele, in occasione della proiezione del documentario Milano ’83, film dedicato alla città di Milano e tenuto per anni in un cassetto. <<E’ stato censurato dalla nomenclatura socialista – diceva più o meno scherzando Ermanno Olmi>>.