Se n’è andato a novant’anni, con più di cinquanta film alle spalle. Andrzej Wajda, una delle figure più importanti del cinema e della cultura in Polonia è morto il 9 ottobre a Varsavia. Era atteso il 14 ottobre al Festival di Roma per presentare il suo ultimo film Afterimage, un film che “illustra quattro anni difficili: 1949-1952 – per usare le parole di presentazione dello stesso Wajda – quando la sovietizzazione della Polonia prese la sua piega più radicale e il realismo socialista divenne forma obbligatoria di ogni espressione artistica”. Un film biografico, dedicato a una figura eroica dell’arte moderna, il pittore d’avanguardia Władysław Strzemiński: “Volevo girare la storia di un artista, di un pittore. Ho deciso di portare sul grande schermo la vicenda di Strzeminski perchè è uno degli artisti polacchi di maggior talento e, allo stesso tempo, volevo mostrare il suo conflitto con lo Stato socialista”.
Candidato quattro volte all’Oscar nella sezione film straniero, vincitore della Palma d’Oro a Cannes nel 1981 per L’uomo di ferro, film manifesto di Solidarność con Lech Wałęsa nei panni di se stesso e nel 2000 Premio Oscar alla carriera, Wajda dedicò gli ultimi anni della sua vita alla rievocazione storica del passato nazionale e personale della sua terra: con Katyn nel 2007 sul massacro sovietico del 1940 in cui perse la vita il padre ufficiale dell’esercito polacco e nel 2013 con Walesa – Uomo della speranza. Tra i suoi film più celebri L’uomo di marmo, 1976, che univa la passione per il cinema con la critica al regime rappresentando una sorta di antefatto del più fortunato L’uomo di ferro.
Molto cinema, ma anche tanto teatro e politica e un sguardo attento e fedele sulla storia del suo Paese, spesso protagonista dei suoi film, Wajda è anche stato un partigiano ragazzino durante la Seconda Guerra Mondiale, prima di iscriversi all’ Accademia di Belle Arti di Cracovia e cominciare gli studi artistici, coninuati nella Scuola Nazionale di Cinematografia di Lodz. Nel 1990 diventò senatore di Solidarność, portando avanti i suoi ideali politici che mettevano al centro della sua attività militante l’attenzione per gli esseri umani.
Contro la guerra realizzò Cenere e diamanti, Premiato nel 1958 alla Mostra del Cinema di Venezia e I dannati di Varsavia, sulla rivolta dei cittadini contro i tedeschi.
Abbiamo ricordato Andrzej Wajda con la testimonianza di Marina Fabbri, esperta e studiosa di cinematografia e cultura polacca.