
Lavoro insicuro e bassi salari sono due facce della stessa medaglia, Hanno le stesse radici. Un sistema produttivo, scelte politiche, che da anni hanno messo al centro l’impresa anziché i lavoratori.
Da una parte il risparmio sulla sicurezza, quasi 4 morti sul lavoro al giorno se guardiamo oltre ai dati Inail, una legislazione blanda. basso rischio di controlli e conseguenze. Dall’altra i salari più bassi dell’Europa occidentale industrializzata. Mentre la quota profitto delle nostre imprese è 3 punti sopra la media europea. Non è un caso.
I ricavi in Italia vanno soprattutto in profitti. Non in salari o investimenti. Le leggi sul mercato del lavoro, dal pacchetto Treu al Jobs Act, hanno truccato il gioco: il cuore del conflitto redistributivo nel lavoro, la contrattazione, spostando potere dal lavoro all’impresa, rendendo chi lavora più vulnerabile, con meno tutele e strumenti per rivendicare diritti e salario. Le leggi che hanno limitato il diritto di sciopero, così come l’ultimo decreto sicurezza, completano il quadro.
Il risultato è il calo costante di potere d’acquisto certificato da istituti di ricerca italiani ed esteri. Una dinamica analoga accade nel come si lavoro, dove la ricattabilità porta ad accettare condizioni sempre più rischiose, spesso relega ad un ruolo marginale gli stessi rappresentanti per la sicurezza, contro i quali i provvedimenti disciplinari, fino al licenziamento, sono in crescita. Il lavoro ha perso così il ruolo di emancipazione, la crescita di chi è povero tra chi lavora lo testimonia. È una questione di potere. Ricordiamocene da qui all’8 e 9 giugno, quando si dovrà votare per i referendum.