Pensava di poter stare tranquillo a Milano, Gianluca Calì. E invece Cosa Nostra non ha smesso di minacciarlo ed è arrivata fino a suoi due bambini di sei e sette anni.
Gianluca Calì ha 42 anni e una faccia gioviale. È di Casteldaccia, provincia di Palermo. A Milano si è trasferito nel 2001 per lavorare in una concessionaria di auto. Poi si è messo in proprio, ne ha aperta una sua: l’attività ha funzionato, Calì ha aperto una filiale anche nel palermitano, ad Altavilla Milicia.
Tutto andava troppo bene per non dare fastidio alle cosche. Nel 2011 cominciano atti intimidatori, richieste di soldi, merce non pagata, minacce. Sono talmente tante le cose successe, che al microfono – con tono pacato e sguardo fisso davanti a sé – Gianluca Calì non le elenca nemmeno nel dettaglio.
Ne racconta solo tre, tutte milanesi: il giorno che due sconosciuti sono stati per dieci minuti in silenzio nel suo salone di auto a fissarlo immobile e poi se ne sono andati su una macchina con targa non registrata; il giorno in cui un secondo sconosciuto, spacciandosi per finanziere, è entrato nell’ufficio di sua moglie armato di pistola, mentre lui era a Palermo; il giorno in cui – lunedì scorso – un terzo sconosciuto a bordo di un’auto con vetri oscurati ha apostrofato con accento siciliano la baby sitter chiedendole se quei due bambini erano figli dell’imprenditore Calì.
Come tutte le altre volte Gianluca Calì è andato dalla polizia, ha sporto denuncia. “Ma questo episodio – dice – mi ha sconvolto, mi stanno dicendo che possono arrivare ovunque, anche ai miei figli”. Le sue denunce, in passato, hanno portato all’arresto di decine di persone di un clan di Bagheria. Tra di loro anche Sergio Flamia, ora collaboratore di giustizia che ha confessato quaranta omicidi di mafia.
È stato Flamia, un giorno, a presentarsi alla concessionaria di Calì in Sicilia e a dire che dovevano aiutarlo: aveva tanti parenti all’ergastolo, doveva mantenere le famiglie. “Voi guadagnate bene, gli affari vanno, ci dovete qualcosa”. Calì non aveva dubbi, a quella gente non doveva nulla. Non ha dubbi nemmeno ora. Sua moglie ha paura, pensava di non mandare più i figli a scuola dopo l’episodio di lunedì scorso. “Io – dice l’imprenditore – sono sconvolto, ma è quello che vogliono, farci paura”.
Ascolta l’intervista di Silvia Giacomini a Gianluca Calì