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Milano, il botta e risposta in piazza tra Lega e Pd

manifestazioni milano Lega e PD 1 giugno ANSA

“Sono qui perché sono contro la guerra”, dice un giovane del Pd al comizio del partito. “Lo dice anche Salvini oggi”. “Beh ma è diverso lui è nazionalista”. Le due piazze a due chilometri di distanza. Dietro al Duomo, meno di mille persone a sentire Salvini e Vannacci. La metà sono assistenti dei candidati della Lega. Al Parco Sempione il Pd, i classici 5mila di tutte le sue manifestazioni di Milano.

“Siamo stati molto di più in passato”, dice un giovane leghista di Verona. “Ora ci stiamo riprendendo. Vannacci è un candidato che porta valore, ma io vedi cosa voto” e mostra il cartello del candidato Borchia. I borchiani veronesi della Lega, mentre il generale parla, si fanno i selfie. Lui si sforza di stupire: “Farò a Bruxelles quello che so fare meglio, i sabotaggi”. Il pubblico applaude senza chiedersi cosa intendesse. Salvini invece tuona, come dicevamo, contro la guerra. Nel senso che vuole chiedere al Parlamento Europeo di ripudiarla. Nel senso che ovviamente pensa all’Ucraina, al fermare gli aiuti europei al paese invaso dalla Russia.

È tutto un botta e risposta anche tra le piazze, il sentirsi migliori di quelli del Pd arrivati in bici, il sentirsi sotto assedio di quelli della Lega. “Ero del Pci” dice una donna da Salvini “Ora Vannacci mi piace perché vuol bene all’Italia”.

Il Generale chiude citando Il Gladiatore senza avere convinto Zaia e Fedriga, i due uomini del nord che hanno insistito solo su un punto: l’autonomia. E mentre lui scende dal palco, a due chilometri da lì sta per salire Schlein con la musica degli Articolo 31. Libertario Surf.

Di guerra, nella piazza Pd, si parla poco, dopo le polemiche suscitate da Marco Tarquinio. Le imbeccate contro l’altra piazza arrivano dal sindaco Sala, che cita l’orrore della Decima Mas. Poi Sala dice che vorrebbe Mario, nel senso di Draghi, e gli applausi sono timidi. Si infiamma la piazza Pd per Schlein, 20 minuti a braccio senza rifiatare. I temi classici, sanità, salario minimo, asili nido, conversione ecologica, e l’Europa, l’attacco a Orban preso come modello del sovranismo meloniano e salviniano. E punta Meloni: “Cancella la libertà delle persone”.

  • Autore articolo
    Luigi Ambrosio
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    Non solo droni, bombe e carri armati. Non solo piani von der Leyen. Ieri a Bruxelles, in una commissione del parlamento europeo, si è tenuto un simposio sulle politiche fiscali. Discussa una proposta per l’equità: basterebbe tassare con un aliquota del 3% i ricchi oltre i 100 milioni per ottenere un gettito di 120 miliardi di euro. Un’operazione di equità fiscale che potrebbe finanziare la spesa sociale. Ospite l'economista ed eurodeputato del M5S Pasquale Trìdico, che ha seguito il simposio di Bruxelles. Di politiche sociali, in questo caso del governo Meloni, ha parlato a Pubblica la sociologa del lavoro Giustina Orientale Caputo. Secondo l'Istat, il governo Meloni con i suoi provvedimenti ha contribuito a far aumentare le disuguaglianze in Italia. A partire dalla cancellazione del reddito di cittadinanza. In alcuni casi, come il taglio dell'Irpef e gli sconti sui contributi, le politiche del governo hanno addirittura favorito i più ricchi.

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