L’immigrazione è un bene per l’economia europea e per le economie dei paesi di origine. È una realtà comprovata che, se gestita abilmente, la migrazione porta benefici, incentivando la crescita, l’innovazione e l’imprenditorialità sia nei paesi di origine sia in quelli di destinazione.
Migranti e rifugiati contribuiscono all’economia sia come impiegati sia come imprenditori, creando nuove aziende e attività. All’inizio, l’integrazione di migranti e rifugiati nel mondo del lavoro e nelle società può essere dispendiosa, ma si tratta un investimento ad alto margine di profitto. Inoltre, i migranti contribuiscono al benessere dei propri paesi di origine con l’invio di rimesse che, attualmente, sono di tre volte superiori all’assistenza ufficiale allo sviluppo e aiutano ad alimentare la crescita, sviluppare le comunità e aumentare l’accesso a scuole e assistenza sanitaria. I migranti agiscono come ponti, trasferendo conoscenza e capacità che possono portare un contributo alle comunità di origine.
Queste parole non sono mie ma di alcune grandi agenzie delle Nazioni Unite, compreso l’Alto Commissariato dell’Onu per i Rifugiati, e costituiscono un preambolo di accompagnamento ad un documento analitico sulle migrazioni nel mondo. In sostanza sono una sorta di analisi del fenomeno che poi i governi e il mondo della politica dovrebbero utilizzare nella loro attività e nella elaborazione delle loro politiche.
Di mio a quelle parole aggiungo solo ciò che si può osservare in questi giorni in cui, dal punto di vista mediatico, l’immigrazione è messa sotto accusa – o almeno sotto attenzione – anche per il possibile ingresso in Europa di terroristi. Aggiungo che potenziali terroristi possono arrivare in tutti i modi. Gli autori degli attentati alle torri gemelle, e poi di Madrid e Londra arrivarono tutti con tanto di passaporti, varcando regolarmente frontiere e dogane.
Dunque si potrebbe dire che l’immigrazione fa bene all’economia e non è utile al terrorismo. Eppure governi e mondo della politica sembrerebbero guardare ad un altro mondo, con dinamiche proprie, tutt’altro che reali. Dinamiche che fanno bene ai loro consensi ma non alle società che dovrebbero governare.