“Servirò tutti allo stesso modo e sarò un primo ministro per tutti”, ha detto Michelle O’Neill nel suo discorso d’insediamento. “Qualunque sia la nostra provenienza, qualunque siano le nostre aspirazioni, possiamo e dobbiamo costruire il nostro futuro insieme”.
L’idea di una prima ministra in Irlanda del Nord dello Sinn Fein – partito repubblicano dalle radici cattoliche, storicamente favorevole alla riunificazione tra Irlanda e Irlanda del Nord, che per molto tempo è stato considerato il braccio politico dell’organizzazione militare Ira – sarebbe stata un tempo inimmaginabile, ma sabato Michelle O’Neill ha fatto la storia.
Nata nel 1977, cresciuta nel villaggio di Clonoe, nella contea rurale di Tyrone, da una famiglia di repubblicani irlandesi. Il padre è stato in carcere per i suoi legami con l’Ira, suo cugino è stato ucciso dall’esercito britannico e O’Neill ha sempre difeso la legittimità delle azioni dell’Irish Republican Army. Nel suo discorso, però, ha guardato avanti. Ha detto che la generazioni dei suoi genitori e quella dei suoi nonni non avrebbero mai immaginato uno scenario come quello attuale. Ed è forse questa la forza di Michelle O’Neill: la capacità di superare il passato senza dimenticarlo, di rispettare le battaglie delle generazioni precedenti senza permettere che queste congelino il paese in uno stallo fermo nel tempo.
Così sabato, insieme a O’Neill, in base alla formula della divisione del potere sancita dagli accordi del venerdì santo, ha giurato anche la vice prima ministra unionista Emma Little-Pengelly, il cui padre – mentre quelli di O’Neill era in prigione per i suoi legami con l’Ira, veniva arrestato con l’accusa di aver cercato di comprare armi destinate ai gruppi paramilitari protestanti. Oggi, queste due donne non ancora 50enni, condividono il potere senza snaturare le proprie convinzioni ma con l’obiettivo di costruire un futuro collettivo.
O’Neill nel suo discorso non ha fatto esplicito riferimento a una possibile riunificazione con l’Irlanda, ma la sua nomina ha inevitabilmente riportato il tema sotto i riflettori. La questione resta, ma O’Neill ha chiaramente detto di voler concentrarsi su quelli che gli inglesi definiscono “bread and butters issues”, i problemi quotidiani: l’economia, la disoccupazione, la sanità, la crisi abitativa. Per una volta, in un mondo spaccato dalle ideologie, la retorica si fa da parte, e una nuova generazione di leadership permetterà forse al paese, finalmente, di ricostruire, conciliarsi e crescere.