Mephisto, il feroce ritratto letterario che Klaus Mann (secondogenito dell’autore dei Buddenbrock) tracciò nel 1936 dell’acclamato attore tedesco Gustaf Gründgens, per svelarne la collusione con il nazismo, diventa con la regia di Luca Micheletti (anche coprotagonista) un viaggio nella coscienza dell’attore, in scena al Teatro Sociale di Brescia.
Nell’omonimo film del 1981 di Istvan Szabo (Oscar per il migliore film straniero) è ben rappresentata l’invincibile tentazione al compromesso, stratagemma a cui pochi artisti sanno sottrarsi se incamminati sulla strada del successo, correndo il rischio di isolarsi in un autoreferenziale stato di esaltazione estetica.
Gründgens infatti legherà la sua fama proprio al personaggio di Mephisto del Faust di Goethe, l’angelo precipitato che smania di tornare nelle sfere celesti. Lo spettacolo di Micheletti si ispira con libertà alla vita di Gründgens, echeggiando Wedekind oltre a Mann, in una messinscena plurale, in cui intorno al personaggio del primo attore cinico e ambizioso si raduna una piccola folla di artisti spregiudicati quanto il protagonista. In evidenza, insieme agli altri “animali da palcoscenico”, un’attrice frustrata, vero alter ego femminile di Mephisto, disposta a tutto pur di arrivare.
Il ruolo è affidato a Federica Fracassi, una fra le più interessanti interpreti del teatro italiano, che affronta di nuovo il tema del Male , dopo l’impegnativa Trilogia dello Spavento di Massimo Sgorbani, vista nelle scorse stagioni al Piccolo Teatro di Milano.
Federica Fracassi è stata nostra ospite nei giorni del debutto di Mephisto a Brescia.
Ascolta l’intervista a Federica Fracassi