Approfondimenti

Max Richter e il suono di Virginia Woolf

Letteratura, danza e musica in un connubio che ha nell’immediatezza del linguaggio e nell’estrema facilità di comunicazione il suo grande punto di forza. Sono probabilmente queste le due chiavi d’accesso al progetto Woolf Works, balletto di Wayne McGregor su musiche di Max Richter, ispirato agli scritti di Virginia Woolf che fa il suo debutto al Teatro alla Scala, chiamando a raccolta il corpo di ballo del Piermarini e Alessandra Ferri come danzatrice protagonista.

Reduce dal grande successo della prima assoluta di questo balletto alla Royal Opera House di Londra nel 2017 incontriamo Richter per una chiacchierata che parte dalla sua infanzia musicale per arrivare alla prima scaligera, passando attraverso i tanti ascolti di “altre musiche” e le numerose frequentazioni letterarie.

Max Richter nasce nel 1966 ad Hameln in Bassa Sassonia e dalla Germania la famiglia si trasferisce nel Regno Unito quando Max è ancora bambino. Studia composizione e pianoforte all’Università di Edimburgo e conclude gli studi superiori alla Royal Academy of Music di Londra. A Firenze studia con Luciano Berio, per poi diventare co-fondatore di Piano Circus, un ensemble di sei pianoforti dedito ad autori come Arvo Pärt, Steve Reich, Terry Riley, Brian Eno, Heiner Goebbels, Michael Nyman. Nel 2012 Richter pubblica con Deutsche Grammophon il controverso “Recomposed Vivaldi: The Four Seasons”. Compone anche diverse colonne sonore, fra cui la pluripremiata soundtrack di “Valzer con Bashir”, “Miss Sloane” e la serie TV “L’amica geniale”). Con “Sleep” (2015) ricrea un ambiente acustico non dissimile da quello che esperisce un feto all’interno dell’utero: un punto di vista interessante per cogliere l’essenza più intima del compositore britannico

La nostra intervista in esclusiva a ROTOCLASSICA in onda giovedì 4 aprile, ore 22,45. Sarà riascoltabile qui in podcast

  • Autore articolo
    Claudio Ricordi
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    Al Memoriale della Shoah di Milano apre la mostra di Marcello Malberti "TU SEI LA MEMORIA DELLA MIA NOTTE", in collaborazione col PAC (Padiglione d'Arte contemporanea). Curata da Diego Sileo, l’esposizione prende spunto dall’installazione permanente dell’artista "Invitami notte a immaginare le stelle", collocata sulla facciata del Memoriale. L’opera era stata inaugurata nel 2023 in occasione della Giorno della Memoria, durante la trasmissione Binario 21, con protagonisti Fabio Fazio e la Senatrice Liliana Segre. Partendo da questa prima installazione, Marcello Maloberti arricchisce il progetto originale con quattro nuove opere, creando un dialogo con Liliana Segre: il risultato è un percorso suggestivo, fatto di domande al visitatore, spunti di riflessione ma anche provocazioni. La mostra è visitabile dal 23 gennaio al 16 marzo 2025. Oggi a Cult ne ha parlato Tiziana Ricci con il suo servizio.

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    Il giorno della memoria quest'anno è attraversato dalla necessità del ricordo della Shoa senza quasi più testimoni e contemporaneamente da due fenomeni che ne investono il senso e l’attualità: da una parte la guerra a Gaza e dall'altro il ritorno di formazioni politiche vincenti in Europa e altrove che non hanno timore di richiamarsi in parte o in toto agli argomenti e ai simboli del totalitarismo. Ne parliamo con Simon Levis Sullam, professore di Storia contemporanea alla Ca' Foscari di Venezia, autore di "I fantasmi del fascismo. Le metamorfosi degli intellettuali italiani nel dopoguerra (Feltrinelli, 2021) e "Una comunità immaginata. Gli ebrei a Venezia, 1900-1938" (Unicopli 2017); mentre parliamo di "Shoa distortion" e "Shoa washing" con Daniele Susini, storico, scrittore e formatore sui temi della memoria del Novecento, autore di "La Resistenza ebraica in Europa. Storie e percorsi, 1939-1945" (Donzelli, 2021) e "Vittime e carnefici Le stragi nazifasciste lungo la Linea Gotica orientale" (Donzelli, 2024). A cura di Claudio Jampaglia.

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