All’inizio della prossima settimana potrebbe già esserci un pre incarico per formare un governo. Lo confermano anche fonti del Pd, che parlano di un’accelerazione impressa dal Quirinale, dovuta a due fattori: da un lato l’avvicinamento tra Di Maio e Salvini, ma soprattutto la necessità di avere un governo in carica nel pieno dei suoi poteri se la crisi siriana dovesse precipitare e l’Italia dovesse decidere come schierarsi.
La realtà dei fatti dettata dalla politica estera non sta al passo dei calcoli politici dei due partiti principali che si contendono il governo, ciascuno dei quali avrebbe atteso il risultato del voto in due regioni per aumentare la propria forza sul tavolo delle trattative.
E nemmeno il Partito democratico avrà tempo per ragionare sul proprio futuro: potrebbe già esserci un governo quando ci sarà l’assemblea del 21 e la linea dei “dialoghisti” a quel punto non avrà più nessun senso.
Di Maio e Salvini sono tornati a parlarsi, ma non a decidere chi dei due potrà essere il Presidente del Consiglio e questo è un nodo da risolvere, così come il ruolo di Berlusconi. Il pressing dei giorni scorsi da parte di Salvini potrebbe aver prodotto un passo di lato da parte del Cavaliere: lui rinuncia ad essere presente al tavolo delle trattative per formare un governo, mandando un altro esponente e i Cinque stelle farebbero cadere la pregiudiziale nei confronti di Forza Italia.
Dal vertice in corso a Palazzo Grazioli prima delle consultazioni nel pomeriggio potrebbero arrivare delle novità. Berlusconi, Salvini e Meloni entreranno insieme nello studio di Mattarella, ma dovranno avere un’unica posizione sul governo con il Movimento di Grillo. Avrebbero i numeri sufficienti ma è difficile pensare che con uno schema simile possa essere Di Maio capo del Governo, nello stesso modo anche Salvini dovrebbe fare un passo indietro, indicando quindi una terza persona, che rappresenti tutte le anime di un futuro esecutivo. Potrebbe essere Giancarlo Giorgetti quella persona, un leghista stimato anche da Forza Italia?
Sono le diverse ipotesi sul tavolo, e che Mattarella dovrà considerare da domani in poi, ma per pochissimi giorni. La preoccupazione del Quirinale affinché si formi presto un governo è stata confermata dai gruppi che sono saliti questa mattina al Colle, così come però la necessità di capire la fedeltà al Patto atlantico delle due forze vincitrici delle elezioni.
Se Di Maio la scorsa settimana non a caso ha confermato che con un suo governo l’Italia rimarrà alleata della Nato e dell’Unione europea, più sfuggente è apparso Salvini che più volte si è schierato a favore di Putin.
E se ci sarà un governo Cinque stelle e Lega, in politica estera dovrà per forza parlare con una voce sola. Quale sarà?