“Sono inconcepibili elezioni anticipate senza una nuova legge elettorale”. In via informale, dal Quirinale trapela l’irritazione di Mattarella per l’ipotesi girata anche negli ambienti renziani di andare al voto subito, a febbraio, senza aspettare la decisione della Corte Costituzionale sull’italicum e senza farne una in parlamento con le altre forze politiche.
Impensabile quindi per il Colle andare al voto con due leggi elettorali differenti e non omogenee. E da qui Renzi deve partire, confermando comunque le tappe ravvicinate verso le dimissioni, che dovrebbero avvenire forse venerdì se non prima.
Oggi il voto sulla legge di bilancio e poi la direzione del Pd. Venerdì le dimissioni e l’inizio delle consultazioni.
Ma se la legge elettorale è da fare in Parlamento trattando con gli altri partiti e se Bruxelles pone al governo la necessità e l’urgenza di una manovra economica aggiuntiva, Renzi chiederà allora un governo istituzionale, magari a guida Grasso, ma che comprenda non solo la maggioranza, ma anche le principali forze dell’opposizione, per dividere in parti uguali le responsabilità. Difficile però che Grillo possa accettare una proposta simile.
Questo dovrebbe dire Renzi quando sarà il suo turno alle consultazioni in Quirinale, e il suo parere sarà determinante, essendo segretario del partito di maggioranza, avendo però di mira il voto al più presto, vero obiettivo di Renzi.
Il capo dello Stato sentirà naturalmente tutti i partiti, consapevole che la via d’uscita dalla crisi di governo potrebbe non essere facile né a breve termine. Ciò che ha tenuto a far sapere però è che andare al voto con una riforma elettorale che non tenga conto di come si pronuncerà la Corte Costituzione non lo accetterà, anche se qualche polemica tra le opposizioni è scattata quando si è saputo della data dell’udienza, il 24 gennaio, tra un mese e mezzo, troppo lontano per poter prevedere un voto a breve.