La lista del governo di tregua rimane ancora qualche giorno nel cassetto. Il capo dello Stato avrà fatto appello a tutta la sua pazienza e alla richiesta fatta con modi e toni così diversi dai due leader di partito di avere altro tempo, ha deciso di concederlo, perché in maniera informale fanno sapere dal Quirinale “non intende impedire la nascita di un governo politico”.
Stranamente dal Colle non arriva nessuna scadenza, quando Salvini e Di Maio avranno trovato un accordo glielo faranno sapere. Per ora quindi dà altro tempo ed evita di ripetere il discorso della scorsa settimana, quando aveva preso atto in maniera piuttosto piccata dell’inconcludenza delle trattative, rimandando ad un governo di tregua, e il timore di un voto anticipato aveva fatto paura a molti.
Altri giorni per verificare se le divergenze ancora forti, che una settimana di stretti colloqui non hanno annullato, si appianeranno e potrà convocare l’esponente politico o tecnico indicato da Salvini e Di Maio per conferirgli l’incarico.
In ogni caso il tempo che sta passando impedisce un ritorno al voto in tempi brevi, l’ipotesi di un voto a giugno o luglio era stata scongiurata dallo stesso Presidente della Repubblica, che aveva parlato anche di voto in autunno, ma meglio ancora per lui la prossima primavera.
Non si capisce fino a che punto i due si siano spinti ad esprimere a Mattarella le divergenze e distanze che sono emerse tra di loro, facendo anche dei nomi di capi di governo sui quali non hanno trovato un accordo. Ma è probabile che dal Quirinale sia arrivata una raccomandazione forte affinché al Consiglio europeo di fine giugno ci sia un governo nel pieno delle sue funzioni. E Di Maio sembra averlo rassicurato.
Per il resto avrà preso atto di una marcia indietro rispetto agli annunci di una squadra di ministri già pronta, ma rimane ferma la sua posizione sul ruolo del capo dello Stato che, ha detto due giorni fa, non è solo un notaio che firma un contratto. Un riferimento non casuale. E probabilmente lo avrà fatto capire in questo ennesimo giro di consultazioni quando avrà sentito da Di Maio e Salvini l’appello del primo ai gazebo e del secondo alle consultazioni on line sulla piattaforma Rousseau per un referendum sul programma di governo, in una specie di braccio di ferro tra i due. E la cosa forse non gli sarà piaciuta molto.
Per ora Mattarella rimane in silenzio e aspetta che il confronto tra i due vincitori delle elezioni parta sul serio o fallisca per sempre.