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Martire, eretica e pulzella

Il volto sofferente di Renée Falconetti con la corona intrecciata e le lacrime agli occhi in quel bianco e nero straziante, rappresenta l’effigie cinematografica di Giovanna d’Arco. Una donna martire, simbolo di una condizione che supera la storia unica della pulzella d’Orléans. Era il 1928 quando il regista danese Carl Theodor Dreyer portava al cinema una delle tante versioni di questa leggenda, scegliendo come fonte ispiratrice il romanzo Vie de Jeanne d’Arc di Joseph Delteil e gli atti del processo.

Il film di Dreyer La passione di Giovanna d’Arco fu girato muto e senza musica, per sottolineare il dolore della protagonista ripresa quasi sempre in primo piano, così come gli accusatori, il popolo e gli strumenti di tortura. Tutto accade in un solo giorno, il 30 maggio 1431: il processo, l’accusa, la tortura e il martirio finale. In un percorso che prende ispirazione dall’iconografia cristiana della passione di Cristo. La parte del confessore è affidata al drammaturgo  Antonin Artaud.

Esistono due versioni dell’opera, dopo che il negativo fu distrutto, ironia della sorte, in un incendio e ritrovata anni dopo in un manicomio di Copenaghen: quella originale e quella sonorizzata nel 1952 con la musica sacra di Vivaldi, Scarlatti, Albinoni. Ma il silenzio cercato dal regista era per rendere più potente l’angoscia.

Di adattamenti cinematografici ce ne sono troppi e fin dagli albori del cinema, Giovanna d’Arco conosce bene il bianco e nero o il virato a seppia, il muto e lo stile espressionista. Già nel 1900 si poteva ammirare la versione girata da Georges Méliès nel 1899. Tanti quadri, in seguito dipinto a mano, che raccontavano la storia della visione di Jeanne d’Arc, la spinta verso la battaglia nell’esercito francese e il finale classico con la donna arsa viva. Tutto questo in un cortometraggio di dieci minuti.

Ingrid Bergman presta volto e corpo a Giovanna d’Arco al rogo, le riprese cinematografice firmate da Roberto Rossellini dell’opera musicale su libretto di Paul Claudel e musica di Arthur Honegger, andata in scena al Teatro San Carlo di Napoli nel 1954.

Atmosfere oniriche per la povera donna bruciata sul rogo e portata dagli angeli in cielo , dove incontra San Domenico, che la aiuta a comprendere che la sua condanna da eretica e strega è ingiusta. Perchè, lei sarebbe stata giudicata da animali stolti che credono fermamente al Diavolo: il presidente della giuria è Porco, i giudici sono Pecore e il cancelliere è Asino. Quindi da eretica diventa eletta di Dio.

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Ma non è finita: Giovanna ha giocato la sua partita a favore del re di Francia Sua Maestà la Stoltezza, trionfando contro il re d’Inghilterra Sua Maestà la Boria e il duca di Borgogna Sua Maestà l’Avarizia, ma cedendo al quarto re, Sua Maestà la Morte.

Giovanna consapevole di aver salvato e riunito la Francia è pronta per il suo martirio sul rogo a Rouen, sicura che la sua fede le donerà la salvezza eterna nel Regno di Dio.

Anche l’attrice Jean Seberg è stata Saint Joan nel film di Otto Preminger. Un taglio meno drammatico quello che adottò il regista austriaco nel 1957, utilizzando il testo del commediografo Bernard Shaw con la consulenza di Graham Green. Qui è Re Carlo VII di Francia che sogna le avventure combattenti di Giovanna d’Arco.

La bellezza contemporanea di Milla Jovovich presta alla Giovanna d’Arco di Luc Besson una forza combattente, decisa, ribelle e vendicativa. Che nel rogo voluto dagli inglesi, con il volto terrorizzato e attivo dell’attrice che si agita in mezzo alle fiamme si riconosce uno spiazzante realismo totalmente in contrasto con la vicenda di cappa e spada in costume d’epoca che è appena trascorsa. In questo sta la modernità di Luc Besson, tra i primi registi francesi ad abbracciare lo stile hollywoodiano d’azione senza disdegnare effetti speciali troppo arditi.

Il film è diviso in tre parti: l’infanzia di Giovanna, la vita da guerriera e il processo. La giovane Giovanna d’Arco è una bambina devota, amata e felice nel piccolo villaggio contadino di Domrémy, del ducato di Lorena. Fino a quando alcuni soldati inglesi saccheggiano il villaggio e massacrano gli abitanti, durante la guerra dei Cent’Anni.

La sete di vendetta e il forte senso di colpa che accompagnano Giovanna durant ela battaglia sono guidati dall’aver visto uccidere la sorella, mentre lei si salvava chiusa in un armadio.

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  • Autore articolo
    Barbara Sorrentini
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