L’appuntamento è segnato in rosso sull’agenda di tutti gli addetti ai lavori: il 3 maggio si riunisce la direzione del Partito Democratico, probabilmente la più importante degli ultimi anni. C’è da decidere una cosuccia: sì o no al governo con il Movimento 5 Stelle. O meglio, per essere precisi, la decisione sarà se aprire o meno il dialogo con Di Maio. Se accogliere o meno l’offerta del leader pentastellato. Con tutti i timori, le divisioni e il travaglio del caso, anche nella base del Pd. Sì, perché il rischio è grosso: quello di andare a fare la stampella al Movimento, in una posizione di debolezza politica. Ma l’alternativa è starsene fuori, spingendo probabilmente Di Maio tra le braccia di Salvini (che non aspetta altro) e condannandosi all’irrilevanza per tutta la legislatura.
Il dilemma del segretario reggente Maurizio Martina è questo. Ma non solo. C’è anche una grossa grana legata alla figura di Matteo Renzi. Che a fare la comparsa accanto a Di Maio non ci pensa neanche. E non perde occasione per ribadirlo. E allora cosa accadrà?
In attesa anche dei risultati alle regionali del Friuli-Venezia Giulia, i dirigenti del Partito Democratico stanno affilando le armi per la Direzione.
A Radio Popolare il senatore brianzolo del Pd Roberto Rampi, molto vicino a Martina anticipa una questione cruciale. Quella del ruolo di Di Maio. Il segretario reggente, infatti, potrebbe proporre (o far proporre ai suoi) il passo indietro del leader 5 Stelle come condizione per aprire il dialogo. Di Maio mai a Palazzo Chigi, o non se ne fa niente.
“Francamente mi sembra l’unica soluzione possibile“, spiega Rampi:
Dobbiamo riuscire a uscire dalla logica maggioritaria in cui eravamo entrati con le precedenti leggi elettorali. Questa logica non c’è più e quindi il presidente del consiglio deve essere inevitabilmente una figura che trova l’accordo tra forze diverse. E non può essere quindi quello di una sola parte.
Ma la questione verrà posta formalmente alla Direzione?
Io scommetterei che questa cosa uscirà nella Direzione, sicuramente una parte dei membri della Direzione porrà anche questa questione, insieme ad altre. Diranno a Martina, va bene discutiamo ma facciamolo partendo da alcuni punti fermi e credo che tra questi punti possa emergere anche quello del ruolo di Di Maio.
C’è dunque una notizia importante, nelle parole di Roberto Rampi. Il passo indietro di Di Maio viene considerato, almeno da una parte del Pd, determinante per dare il via libera al dialogo con i 5 Stelle.
Ma poi c’è pure quello di Renzi, di ruolo. L’ex segretario non vuole sentir parlare di governo con i grillini, lo ha sempre detto. Se sia disposto a ripensarci, e in cambio di che cosa, lo vedremo. Ma, stando ancora al senatore Rampi, Renzi resta decisivo. E irrinunciabile, anche per Martina.
È chiaro che senza di lui è difficile andare da qualche parte. È una figura ancora molto rappresentativa fra gli iscritti ma anche significativa dentro i gruppi parlamentari. L’ipotesi di governare con i 5 Stelle la può fare solo tutto il Pd unito. Sia perché è giusto così, sia perché senza i renziani non ci sono i numeri.
Il dialogo con Renzi, insomma, è obbligato per Maurizio Martina.
“In questi giorni si stanno sentendo – racconta ancora Rampi – questo posso garantirlo, è un dialogo apertissimo“.