Laban è il nome di uno yoghurt acidulato libanese che si può usare per diverse ricette ma che si mangia spesso semplicemente così con un po’ di sale e i cetrioli grattugiati. O meglio, così sono abituati a mangiarlo i libanesi come la fumettista Lena Merhej (merhhèji) ma non sua mamma Valli, che lo preferisce con la marmellata. Questa strana usanza di Valli, che di vero nome fa Waltraud Grote, è nata a Vienna ed è cresciuta in Germania nel dopoguerra, riassume perfettamente il modo in cui questa donna forte e indipendente, arrivata in Libano per la prima volta nel 67 come pediatra, ha saputo mischiare culture e sapori, conciliando in un modo tutto suo le contraddizioni di chi vive a cavallo di due mondi diversi. È proprio per questo che Merhej (merhhèji) ha intitolato la sua ricerca a fumetti su come sua madre sia diventata libanese, Marmellata con laban.
Raccolta in un piccolo volume pubblicato da Mesogea, la ricerca ha preso la forma di un graphic novel frammentato sia strutturalmente, con un mix di vignette irregolari dai contorni o scontorni mobili, che narrativamente. Diviso, più che in capitoli, in ricordi a episodi. Ricordi di famiglia, di piccoli e grandi momenti, di istantanee di vita quotidiana nei quartieri di Beirut. A volte, la storia di Marmellata con laban segue un filo cronologico, ripercorrendo il percorso di Valli e dei suoi genitori in Germania prima e in Libano poi, il primo e il secondo matrimonio, il suo lavoro in ospedale in piena guerra civile o nell’ospedale Gaza durante il massacro di Sabra e Shatila ma anche il suo impegno quotidiano con i pazienti e per la creazione di un asilo diventato un’associazione che si occupa di bambini con disabilità intellettuali.
Concretamente, però, tutti questi momenti si mescolano sulla pagina e, complice un disegno che sembra semplice e stilizzato ma che cambia spesso e include in realtà moltissimi dettagli – penso ad esempio all’espressività dei personaggi, resa dalle teste grandi e dagli occhi sporgenti a cui Merhej (merhhèji) riesce a dare un’incredibile quantità di forme e mimiche diverse, la lettura si rivela densa e intensa anche se strappa spesso un sorriso o una risata.
Il tratto della fumettista trae in inganno, perché sembra riprendere quello di certe illustrazioni per bambini. E, del resto, molte delle storie vengono raccontate dalla prospettiva dei cinque figli di Valli e comunque sempre con una certa ironica ingenuità, anche quando si parla di guerra. Quello della guerra è uno dei temi conduttori del romanzo perché accomuna l’infanzia di Valli a Hannover e quella di Lena, nata nel ‘77 a Beirut in piena guerra civile e cresciuta sotto le bombe. Il paesaggio della città crivellata di colpi è quasi sempre sullo sfondo mentre le conseguenze della guerra sulla mente riemergono costantemente.
L’altro grande tema di Marmellata con laban è, ovviamente, quello della costruzione di un’identità e di un’identità familiare, quando si migra da un paese ad un altro. La strada scelta da Valli, quella di ridisegnare la sua vita attraverso la “convivenza pacifica delle contraddizioni”, non è né l’unica né è priva di rinunce e complicazioni. Ma ricorda, in un gioco di specchi, quella fatta da moltissimi libanesi, e non solo, nel corso degli anni.
Marmellata con laban (come mia madre è diventata libanese). Di Lena Merhej (merhhèj). A cura di Maria Rosaria Greco, traduzione di Enrica Battista. 136 pagine in bianco e nero. Mesogea, 16 euro.