Ignazio Marino non tenterà di farsi rieleggere sindaco di Roma.
Ma un candidato credibile, secondo l’ex primo cittadino sfiduciato dal suo partito, non c’è.
Il Marino-pensiero in questa intervista a Radio Popolare è esplicito: serve un rappresentante della società civile perché i partiti non sanno interpretare le istanze dei cittadini.
Marino attacca tutti, compresi il Movimento 5 Stelle e il candidato della sinistra a Roma, Stefano Fassina. I primi perché incapaci di presentare un programma concreto. Fassina perché considerato da Marino privo del profilo necessario per fare il sindaco della Capitale. La polemica tra Marino e Sinistra Italiana è iniziata quando Marino si è visto rifiutare la proposta di essere il candidato di SI a Roma
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IGNAZIO MARINO io sindaco, Fassina e Raggi
Marino smentisce di avere mai detto che se avesse seguito il Pd a Roma sarebbe finito in galera. Secondo l’ex sindaco si è trattato di una battuta, male intepretata dai giornalisti. Marino la spiega così:
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“A Roma le giunte che si sono susseguite negli ultimi 30 o 40 anni hanno costruito un debito di 24 miliardi di Euro” ha detto Marino a Radio Popolare.
“Io ritengo che la mia decisione di non creare nuovi debiti, quindi di limare le unghie ai tanti canali di sperpero di denaro abbia creato un movimento, anche interno al Pd, che ha fatto decidere di rimuovere un sindaco che voleva riportare legalità e trasparenza in un Comune dove spesso purtroppo è mancata”.
Un’accusa durissima al suo ex partito.
Marino, sta girando l’Italia per presentare il suo libro “Un marziano a Roma”. E’ il titolo di un racconto di Ennio Flaiano, metafora degli anni del dopoguerra, in cui un marziano arriva a Roma accolto con i massimi onori e dall’isteria collettiva. Col passare del tempo però la città si stanca di lui e il marziano finisce la sua avventura solo e sbeffeggiato da tutti.
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