Nel replicare a Ignazio Marino, Matteo Renzi non ha risposto alle domande dell’ex sindaco di Roma.
Marino chiedeva conto al vertice del Pd di un licenziamento che ritiene ingiusto, visti i risultati che si è attribuito. Renzi si è limitato a ribadire la tesi: “Marino ha perso il contatto con la città”.
E’ una sfida che va avanti da settimane: Marino chiede perchè il lavoro svolto non sia stato ritenuto all’altezza del compito di un sindaco, largo del Nazareno risponde che Marino non è stato all’altezza del compito di un sindaco.
La conferenza stampa finale non è sembrata un addio. E’ stata come se fosse un commiato dalla carica di sindaco di Roma ma non certo dalla politica. Ed è stata l’ennesima mossa nella partita di nervi che è in corso da settimane tra l’ex primo cittadino e il premier-segretario, a cui Renzi ha replicato a stretto giro rimandando il pallone nel campo avversario.
Fino a oggi, Marino non ha ottenuto una risposta pubblica, ufficiale, formale alle domande che ha ribadito davanti ai giornalisti. Le stesse domande che avrebbe posto la prossima settimana all’Assemblea Capitolina. Per evitare quella tribuna, il Pd ha deciso per le dimissioni in massa. Il commissario romano Orfini e Renzi hanno dovuto lavorare molto per ottenere un’unanimità che non era tale, all’inizio.
La determinazione di Renzi a non rispondere nel merito a Marino si spiega senza dubbio con uno dei fondamenti della comunicazione di un leader: mai prestare il fianco ai contestatori e mai elevarli allo stesso livello. La retorica e la dialettica però non dicono tutto. Il nodo politico rimane e potrebbe lasciare a Marino e ai suoi sostenitori un argomento formidabile da giocare: quello della narrazione di un partito invischiato nella mala politica che si è liberato del sindaco che cercava di cambiare le cose. Il Pd rifiuta questo scenario con rabbia.
Le assenze del sindaco, il suo carattere difficile, la vicenda degli scontrini e delle inchieste aperte che lui ha negato ci fossero, hanno pesato. Poi l’ex vicesindaco Marco Causi ha reso pubblico un altro pezzo di verità, nota ma non ufficiale: al Pd non piaceva che Marino si intestasse meriti considerati non suoi ma del partito. Ma non si rischia di perdere alle elezioni, di consegnare Roma alla destra o a Grillo, per una lite sui meriti. C’è un livello politico che resta nel campo dei retroscena: Marino a Roma, come Pisapia a Milano sono sindaci che furono eletti in una stagione politica che non esiste più, quella del Pd prima di Renzi.
Oggi Renzi punta ad avere sindaci a lui affini: Pisapia ha terminato il mandato, Marino era nel pieno della consiliatura. Stiamo parlando solo di un’ipotesi politica. Per fare chiarezza, però, sarebbe necessaria una parola dal largo del Nazareno.