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Tratto dal podcast
Fino alle otto di gio 25/06
Fino alle otto | 2020-06-25

Oggi a Roma manifestano i metalmeccanici di tutta Italia su iniziativa di Fim, Fiom e Uil; sindacati e lavoratori accusano il governo di non avere una politica industriale e infatti ci sono decine di vertenze attualmente in corso, dall’Ilva alla Jabil, fino alla Whirpool. Parliamo proprio di questo ultimo caso. Raffaele Romano, lavoratore e delegato Whirpool, partecipa alla manifestazione nazionale.
L’intervista di Sara Milanese a Fino Alle Otto.
Martedì c’è stata una manifestazione davanti allo stabilimento di Napoli per denunciare l’immobilismo del governo. Da quanto tempo aspettate una risposta?
È dal 29 gennaio che non abbiamo notizie dal governo, anche a causa sia della pandemia, ma lamentiamo ritardi e mancanze del governo sulla politica industriale per il Mezzogiorno. Ieri a sorpresa ci è arrivata questa convocazione dal governo per il 2 luglio, ci auguriamo che ci siano esiti positivi, soprattutto per lo stabilimento di Napoli per il quale è prevista la fine delle attività produttive per il 30 ottobre. Per noi è importante scongiurare questa posizione dell’azienda. Auspichiamo che il governo ci porti una soluzione di continuità; non è possibile chiudere un sito che la stessa multinazionale definisce d’eccellenza, per una strategia aziendale. Non sappiamo se nei mesi scorsi governo e vertici dell’azienda hanno avuto interlocuzioni serie, siamo all’oscuro di qualsiasi soluzione. Ci presenteremo in videoconferenza sperando di avere soluzione. Questo è quello che si augurano tutti i lavoratori di Napoli.
La manifestazione di martedì è servita a dare una spinta per arrivare ad un tavolo di confronto. Ad oggi l’immobilismo dell’azienda e anche del governo per noi era drammatica. Nonostante la pandemia, siamo stati i primi a rientrare al lavoro in fabbrica con le adeguate misure di sicurezza e la produzione è attualmente ad altissimi livelli di qualità. Ci sono tutti i presupposti per la continuità produttiva dello stabilimento.
Da Napoli denunciate l’immobilismo del governo sulla vostra vertenza. Nella manifestazione nazionale di oggi si dice che manca una politica industriale. Lei, da lavoratore, come vede il futuro dopo la pandemia?
Noi pensiamo che dopo la pandemia l’Italia debba riscrivere una nuova storia a partire dall’industria; ben vengano i finanziamenti e i fondi europei, ma si faccia una strategia politica per impedire di chiudere le fabbriche che funzionano. Si devono sostenere quelle che già ci sono con lo sviluppo produttivo. Il Mezzogiorno sta pagando tantissimo: tutti i governi delle ultime legislature dicono che il sud non deve essere succube del nord perché più industrializzato; chiediamo che questo cambiamento parta da Napoli e dalla nostra vertenza, nel segno della continuità e delle prospettive future.
I lavoratori dello stabilimento di Napoli sono 400. In che situazione si trovano gli altri stabilimenti?
A Napoli siamo 400, ma ci sono anche molti lavoratori dell’indotto, la maggior parte dei quali lavora solo per noi. Direi che in totale il numero di lavoratori coinvolti raddoppia. Per quel che riguarda gli altri stabilimenti, Whirpool sta giocando una partita a scacchi, ha dichiarato che la produzione di altri stabilimenti sta aumentando, ma noi crediamo che si stia recuperando ora il volume di produzione che si era fermato con il lockdown. Se avesse una vera strategia industriale l’avrebbe presentata al tavolo e sarebbe di prospettiva di almeno un anno, non si baserebbe sui dati che sta presentando di mese in mese.
Come sarà la manifestazione di oggi?
L’obiettivo dell’iniziativa è di accendere i riflettori anche sulle vertenze che non sono ancora arrivate al tavolo. L’industria metalmeccanica resta il volano di sviluppo per il paese. Per il resto, noi ci siamo limitati al gruppo dirigente e a una delegazione; useremo le mascherine, rispetteremo il distanziamento sociale.
Foto dalla pagina Facebook di Fiom Campania