Dopo giorni di scambi d’accuse, Regione Lombardia e Governo provano a chiudere lo scontro sulla mancata creazione della zona rossa in provincia di Bergamo e Brescia.
“Avremmo potuto farla noi? Ho approfondito e affettivamente c’è una legge che lo consente” ha detto oggi l’assessore lombardo al welfare Giulio Gallera. Ieri sera in conferenza stampa era stato il Presidente del consiglio Conte a dire “Ce ne assumiamo tutta la responsabilità”.
E così, con l’ammissione dell’assessore lombardo Gallera, all’indomani dell’ammissione del Presidente del Consiglio Conte, si chiude il cerchio. Governo e Regione Lombardia, dopo aver giocato per settimane allo scaricabarile, ora si assumono in tutta fretta le loro responsabilità: forse per insabbiare velocemente una questione scomoda, forse perché per entrambi è arrivato il richiamo a evitare polemiche ora.
Le responsabilità della mancata creazione della zona rossa a Bergamo e Brescia ormai sono chiare ed equamente divise. Il presidente del consiglio Conte ha avuto sul tavolo due volte, il 3 ed il 5 marzo, la raccomandazione del comitato tecnico scientifico di chiudere Nembro, Alzano e Orzinuovi, ma il governo non lo ha fatto perché voleva che a farlo fosse la Regione.
L’assessore Gallera ha riconosciuto solo oggi che la Regione poteva comunque agire, ma non lo ha fatto perché voleva che a farlo fosse il governo. Tutto a posto? Per nulla. Resta la domanda: perchè nessuno abbia voluto prendere una decisione politica evidentemente ritenuta scomoda? Perché in quelle aree è concentrato un denso tessuto produttivo. E il terzo soggetto coinvolto in questa vicenda, lo ammette candidamente. “Eravamo contrari a fare una zona rossa come a Codogno” dice il capo di confindustria Lombardia Bonometti, in una surreale intervista a The Post Internazionale – che per prima ha sollevato il caso – in cui attribuisce ai tanti allevamenti il veicolo di contagio.
“Ci siamo confrontati, ma non si potevano fare zone rosse. Non si poteva fermare la produzione”. ribadisce Bonometti. Il prezzo sul terreno lo hanno pagato quasi 5.000 morti e 300mila contagiati, che di quella decisione sono in parte la conseguenza.
Foto dalla pagina Facebook di Giulio Gallera