“Parole, parole, parole…” L’sms desolato di un ascoltatore, al termine del Microfono aperto, rende bene l’idea di quanto, per un elettore di centrosinistra non renziano, possa essere frustrante interrogarsi oggi sul futuro. Rischio altissimo di nuove delusioni.
Dalla stagione dell’Ulivo sono passati anni-luce. Il Partito Nazione, la sua ambizione egemonica, hanno liquefatto la logica stessa delle alleanze nel centrosinistra. Renzi non cerca l’alleanza, la sinistra cerca un progetto per uscire da un recinto stretto. A livello nazionale così come a livello locale, a meno di un anno dalle elezioni amministrative cruciali di Milano, Roma, Torino, Bologna e Napoli.
Negli anni dell’Ulivo, la richiesta di unità saliva costante dalla base ai vertici, l’orizzonte era quello del centrosinistra. Oggi l’unità è in qualche caso uno spettro.
Nel Pd di Renzi, solo qualcuno ormai resiste nell’opzione di un progetto inclusivo. Pierfrancesco Majorino, in corsa alle primarie per il candidato sindaco del centrosinistra a Milano, difende la strada delle alleanze che ha segnato l’esperienza Pisapia. “Se ci spacchiamo e andiamo divisi, vincerà la destra” dice. Il ragionamento intreccia la sostanza politica e il metodo di scelta dei candidati. “Le primarie sono l’unica soluzione – spiega Majorino al Microfono aperto – per proseguire l’esperienza di questi anni di un centrosinistra unito, che non vuole fare patti con gli amici di Formigoni e Alfano, ma andare avanti nel rapporto tra il Pd e ciò che sta alla sua sinistra. E sono l’unico modo per decidere attraverso la partecipazione popolare, anziché riunioni di corrente”. A Majorino, lo slittamento dei tempi delle primarie voluto dai vertici del Pd per aprire la strada alla candidatura di Giuseppe Sala, proprio non piace.
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La sinistra intanto fa prove di partito, in nome dell’unità. Ma l’aria di divisioni già in partenza non manca. Sabato confluiranno in un unico gruppo parlamentare i deputati di Sel, Stefano Fassina, altri neo-ex del Pd e forse alcuni fuoriusciti dai 5 Stelle. Non Giuseppe Civati, che ha definito l’iniziativa una “forzatura”. Massimiliano Smeriglio, membro della segreteria nazionale di Sel, invece la difende: “Quella di sabato è un primo passo, faticoso ma importante, di ricomposizione”. Anche in Sel la discussione sul futuro però è profonda. A partire dalle candidature nelle varie città e le possibili alleanze. Un punto di equilibrio è difficile. “Dobbiamo decidere caso per caso – sostiene Smeriglio – evitando sia derive minoritarie estreme che salvano solo l’anima, sia una sorta di governismo a qualunque costo”.
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