In radio lo abbiamo conosciuto un paio di anni fa. È venuto da noi senza nemmeno andare in onda, cantandoci una cover di Lauryn Hill tra le scrivanie della redazione solo per farsi conoscere. Lo abbiamo sentito poi subito prima della vittoria a Sanremo Giovani per fargli gli auguri, e un paio di volte anche in questi giorni.
Da ieri sera, Mahmood è diventato il vincitore della sessantanovesima edizione del Festival di Sanremo. Un’edizione atipica e, a modo suo potente, che scuote il carrozzone musicale nazional-popolare dall’interno, pur rispettandone tutte le regole.
Quello di Sanremo 2019 è stato un back-stage strano, che, nel racconto che ci hanno fatto gli Zen Circus in settimana, ricordava a tratti quello del Primo Maggio: accanto ai grandi e rispettatissimi vecchi della scena italiana e ai volti dei talent show, una fetta importante delle scene indie e rap italiane. Si è osato, ed alla fine chi lo ha fatto di più, chi non ha avuto paura di arrivare sul palco con il suo stile, senza piegarlo a compromessi “piacioni”, ha vinto.
Quella di Mahmood, italiano di origini egiziane, è una vittoria culturale in senso ampio, che va ben oltre ai semplici confini di una risposta alla retorica del “prima gli italiani”. È la vittoria di una generazione che fatica a raccontarsi, continuamente strumentalizzata, fraintesa e spesso accusata di qualunquismo. È una generazione fotografata bene anche dal pezzo di Daniele Silvestri e Rancore, che però non possono che regalarne un’immagine presa dall’esterno.
Mahmood canta ciò che vive, lo fa con tecnica e voce originali e attuali, con un respiro internazionale. Lo fa su una musica che fuori da quel palco ha già vinto da un po’, e da ieri si è presa anche Sanremo. Ed è proprio questa la novità: quest’anno a Sanremo ha vinto una canzone che probabilmente avrebbe vinto anche fuori da quel contesto.
Per quanto riguarda Mahmood, deve ancora uscire il suo primo disco. A noi non resta che augurargli buona fortuna, come abbiamo fatto prima di Sanremo Giovani e del Festival. Faremo il tifo per lui..