In Macedonia da due settimane ci sono manifestazioni contro il presidente Gjorge Ivanov. Il motivo è la sua decisione di graziare un gruppo di politici coinvolto in uno scandalo di intercettazioni telefoniche illegali. Già l’anno scorso l’opposizione ha denunciato uno spionaggio di massa e a inizio giugno ci saranno le elezioni anticipate.
“I cittadini sono arrabbiati e vanno in strada ogni giorno in tutto il paese”, ci dice Sead Rizvanovic, giornalista della tv macedone 24 Vesti. “Chiedono al capo dello stato di annullare l’amnistia e dimettersi. Nei primi giorni ci sono stati alcuni incidenti. Negli ultimi dieci giorni, invece, le proteste sono state pacifiche. Va detto che ci sono anche contro-manifestazioni, organizzate dal governo. Il rischio è che ci sia qualche problema tra i due schieramenti”.
Durante le proteste sono state bruciate foto del presidente. In città è anche arrivata una delegazione dell’Unione europea. “Ivanov potrebbe lasciare, ma non credo che sia probabile. La pressione internazionale, che è crescente, punta a fargli cancellare l’amnistia. Penso che questo potrebbe succedere”. Chiediamo a Rizvanovic se nel paese la democrazia è a rischio. “Ormai viene demolita da diversi anni. Lo dicono tutti i rapporti internazionali credibili, come quelli della Ue, del dipartimento di stato americano e delle organizzazioni di giornalisti. La grazia decisa dal presidente è solo uno degli ultimi passi in questa direzione”.
Ascolta il giornalista Sead Rizvanovic