«Per un istante le luci tremarono, per un istante / i tunnel ulularono / e il mondo era nero e bianco. / E il mondo era carbone e ghiaccio».
Dice David Grossman su Repubblica: «Questa poesia è il mio urlo». E precisa: «Ho passato la vita a scrivere e attraverso la scrittura a cercare di capire l’altro: ora ho raggiunto il punto in cui non ce la faccio più». Intervista e versi del grande scrittore israeliano escono mentre a Washington Netanyahu incontra Trump. Impressiona la «canzone, preghiera, poesia» (definizione d’Autore). La diade «carbone e ghiaccio» incide la carne. Da noi un altro poeta, anch’egli portatore dell’antico impegnativo nome biblico, David M. Turoldo, aveva dato parole al sentire profondo di valori traditi e le aveva consegnate alle sorelle e ai fratelli in umanità dicendo poco prima di morire: «Ascoltate la voce dei poeti per sapere come va il mondo». Aveva fatto la Resistenza e dopo i sogni della Liberazione, della pace in Europa, del boom, preoccupato dall’involuzione degli Anni 80 aveva spronato a risvegliare le coscienze, a rivivere i “giorni del rischio”, della lotta per libertà, democrazia, pace che non son date una volta per tutte. Monito attuale in Italia e in un mondo dove “carbone e ghiaccio” non sono solo in Terra Santa, tra guerre guerreggiate, rigurgiti neonazi con simpatie di superricchi, violenze, iniquità, patti scellerati con torturatori e stupratori, impotenze. L’urlo dice Grossman serve anche a dire che «non possiamo lasciarci prendere dalla disperazione». Tra il bianco e il nero, morsa in cui si prendono sovranisti e chi li avversa ma senza un progetto soccombe, il poeta vede lo spiraglio: «Questo è il tempo delle cose imprevedibili». Marco Beck in Con l’occhio che sogna (Puntoacapo) scova nel corso dell’esistenza l’aggettivo “preternaturale”, qualcosa cioè che non è conforme all’andamento delle cose. Cuore e mente posson rendere realizzabile l’imprevedibile. Il cammino poetico di Grossman è indicazione per tutti: opporsi con l’”urlo” all’ineluttabilità del male. A quel punto «tutto dipende da voi / è il momento di rialzarsi, di vivere / di essere un popolo o di non essere, / di essere uomini o di non essere […] Tutto è appeso a un filo».
L’urlo, tra carbone e ghiaccio
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Autore articolo
Marco Garzonio