Ci sono due pezzi del giornalismo italiano che hanno significato qualcosa per la sinistra e che in questi giorni sono tornati, molto tristemente, agli onori della cronaca.
Il primo è l’Unità, il quotidiano fondato da Antonio Gramsci, che dopo essere stato per decenni il giornale del Pci fu venduto a dei gruppi privati che però non sono riusciti a rilanciarlo, fino alla chiusura e alla vendita all’asta.
E all’asta poche settimane fa l’Unità è stata comprata dall’immobiliarista Alfredo Romeo, che non è mai stato di sinistra, ma in compenso è stato condannato a due anni e mezzo per corruzione. Romeo a gennaio rimanderà in edicola l’Unità al suo servizio e non è difficile prevedere che la userà come strumento nella sua rete d’interessi negli appalti pubblici, di cui è il re soprattutto nel centrosud.
La seconda storia è quella dell’Espresso, settimanale che Eugenio Scalfari fondò, ma anni dopo vendette ai De Benedetti, che poi lo hanno ceduto alla Fiat, e la Fiat l’ha a sua volta venduto a Danilo Iervolino, imprenditore e padrone della Salernitana calcio, che è stato vicino a Berlusconi e che ha appena licenziato il direttore ereditato dal vecchio gruppo, colpevole di troppa indipendenza, per metterci un suo manager di fiducia, attuale direttore di Forbes, totalmente estraneo alla storia di inchieste e di battaglie civili rappresentata dall’Espresso.
Sono due casi brutti ma non sono due casi limite. Questo è quello che può succedere quando una testata è privata o viene privatizzata, insomma quando finisce nelle mani di chi vuole usarla per i suoi interessi.
Ecco: noi a Radio Popolare vi scocciamo spesso con le nostre campagne abbonamenti o tesseramenti, insomma con il cosiddetto crowdfunding. Ma è solo grazie ad abbonamenti e tessere che Radio Popolare non ha fatto e non farà quella fine lì, quella dell’Unità e dell’Espresso, rimanendo totalmente libera e indipendente.
Per questo vi diciamo grazie, per questo vi chiediamo anche in queste settimane di sostenerci :
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