Aveva settantasette anni, da tempo era bloccato su una sedia a rotelle, ma pensava ancora a molti progetti futuri.
È stato uno dei grandi maestri del cinema italiano, capofila di un cinema radicato nella realtà e con uno sguardo coraggioso e sempre permeato di arte e cultura.
Una cultura che a Bernardo Bertolucci non è mai mancata, fin dai primi anni di vita. Figlio del poeta Attilio, fratello del regista Giuseppe e assistente di Pier Paolo Pasolini, a inizio carriera.
Originario di Parma, Bertolucci racconta la civiltà contadina nei due atti di Novecento, capolavoro fedele e rivoluzionario.
Rivoluzionario anche nel raccontare l’amore folle nel poi censurato Ultimo tango a Parigi, nel 1972. Opera d’arte memorabile e controversa, anche per la carriera segnata dell’attrice Maria Schneider, che dopo la sua morte lo stesso Bertolucci ha voluto ricordare con rammarico, per le scena hard a cui la costrinse insieme a Marlon Brando.
Ma anche in The Dreamers, girato nel 2002 e ambientato nel maggio francese del 1968, univa la scoperta sessuale dei tre protagonisti alle lotte rivoluzionarie per le strade di Parigi.
Sono tanti, per fortuna i film rimasti e tutti da rivedere. Da Prima della rivoluzione, alla Tragedia di un uomo ridicolo, con Ugo Tognazzi tragicomico, all’Ultimo imperatore con i suoi nove Oscar ricevuti; Il Conformista; Il tè nel deserto, o i più recenti Io Ballo da sola e Io e Te, dal racconto di Niccolò Ammaniti.
Resta la tristezza di non poter vedere i progetti a cui stava pensando e che sicuramente ci avrebbero sorpresi.
Riascolta l’intervista di Barbara Sorrentini a Bernardo Bertolucci al Festival di Cannes del 2012: