Il passato che si vorrebbe lasciare alle spalle, e il passato che ricompare come un fantasma che non vuole lasciarsi cancellare.
Giuseppe Conte a sera dice la cosa più importante: “Oggi inizia la seconda fase del Movimento 5 Stelle”.
Quando sei ore prima aveva preso la parola, era stato contestato alla vecchia maniera grillina: onestà onestà, gridavano i sostenitori di Beppe. La sala era sconcertata: “onestà a noi?”
“Siamo noi il Movimento”. “No, siamo noi”.
Ma l’obiettivo di Nova, l’assemblea costituente del Movimento 5 Stelle che si conclude oggi, è chiaro: la resa dei conti finale tra vecchio e nuovo leader, tra vecchi e nuovi gruppi dirigenti. Non è un congresso, è una festa di partito con voto online che raggiunge il quorum alle 5 della sera, annuncia un Conte raggiante. I vecchi polemizzano: “Non c’è trasparenza, non possiamo verificare”. “Ma se con loro arrivavano ordini firmati lo staff e nessuno sapeva chi fossero” dice un arrabbiato Patuanelli.
“Ora finalmente si partecipa dal basso”, dice un anziano. “Ma quel metodo era il nostro”, la controreplica. Quando a Conte chiedono cosa significhi per lui essere progressista rimane vago: “lottare contro lo status quo, applicare la Costituzione”. Fare digerire l’alleanza con il Pd era quasi impossibile in passato ma non sarà facile nemmeno in futuro. Ma l’ultima picconata al vecchio grillismo Conte la tira nel silenzio della sala: “C’è stato un equivoco – dice – sull’uno vale uno”. Silenzio di tomba. “Se vuoi scegliere un sindaco – fa l’esempio – servono onestà, più competenza, più capacità”.
Fuori ha fatto buio, gli ultimi contestatori se ne sono andati.
L’ultima picconata di Conte al “grillismo”
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Autore articolo
Luigi Ambrosio