“No comment, per favore. Questa è una brutta storia”.
Non c’è molta voglia di parlare davanti all’ospedale di Saronno. Questa piccola città si è ritrovata suo malgrado sotto i riflettori dopo che sono saltati fuori gli omicidi commessi al pronto soccorso dal viceprimario di medicina d’urgenza Leonardo Cazzaniga e dalla sua amante, l’infermiera Laura Taroni. I due sono accusati, per ora, di 35 morti sospette, tra cui anche quelle del marito e della madre di Laura, ma di ora in ora emergono dettagli sempre più inquietanti.
In un pomeriggio freddo, il via vai dall’ingresso principale è quello di sempre ma in pochi si fermano a chiacchierare con i giornalisti. Qualcuno lo fa e commenta amareggiato. “Terribile, spero gli facciano pagare per quello che hanno fatto”. Proviamo a entrare nell’ospedale ma nessuno è autorizzato ad aprire bocca e quindi ci invitano a uscire. Un medico al cambio turno incrocia il nostro sguardo e scappa. “Non mi faccia domande, la prego. Non posso commentare”.
Bocche cucite, dunque, perché ora è partito l’iter giudiziario, ma in realtà anche prima nessuno ha parlato. Di questa faccenda quello che scuote è proprio l’omertà. “Tutti sapevano quello che accedeva – dice un signore, uno dei pochi che si ferma – qui ci sono quattro gatti, è un ospedale piccolo. Vuole che non fosse passata la voce? Se non avevano la certezza, almeno il sospetto c’era di sicuro”.
Dalle indagini è venuto fuori, in effetti, che molti erano a conoscenza di quello che Cazzaniga faceva. “Ho sentito dire che avevano dato anche un soprannome al suo comportamento”, dice un’altra signora. Vox populi, certo, ma c’è un riscontro della magistratura secondo cui nell’ospedale era noto il “protocollo Cazzaniga”. Anziani signori che entravano al pronto soccorso sulle proprie gambe e morivano dopo poco a causa di un cocktail di medicine. Tutti sapevano e nessuno ha mai denunciato. E così ora sono 14 gli indagati tra medici, dirigenti e i sei membri della Commissione interna dell’ospedale che nel 2013 si riunirono per verificare il comportamento di Cazzaniga dopo la segnalazione di alcuni infermieri. Il dottore, però, ne uscì pulito. Come mai, se tutti conoscevano la sua pratica, la commissione non rilevò comportamenti anomali? “Ci sarà stato l’interessamento di qualche politico”, dice una signora al volo, mentre va via.
Di Laura Taroni, invece, nessuno sospettava, nemmeno chi le era più vicino. Una sua amica ci racconta di essere sconvolta, di non aver mai avuto dubbi sulla bontà di Laura. Lei che si batteva contro la violenza sulle donne, che scriveva su Facebook post contro l’abbandono dei cani e s’indignava per i soprusi sui bambini. “Sembrava una brava persona anche se – mi dice – forse Leonardo le faceva un po’ di pressione psicologica, sembrava soggiogata da quell’uomo, spesso aggressivo e irruento, che sembrava non avere un grande feeling con i figli”. Ma lei era felice, spensierata, come se nulla potesse crollarle sulla testa. Di certo non un’accusa per omicidio plurimo.
Un giovane del 118 non vuole commentare, non sa nulla, spera solo che ora i pazienti non inizino ad avere paura e smettano di fidarsi. Intanto il freddo della sera si fa più intenso e tra chi entra e chi esce non c’è più voglia di fermarsi neanche un minuto per una parola al volo. Si aspetta di sapere di più.