In Lombardia, la gestione della Lega della pandemia sembrava all’insegna dell’incapacità o dell’indifferenza, ma era anche qualche cosa di diverso. Lo dicono le notizie che emergono dalle inchieste aperte dalla magistratura e che stanno rivelando un opaco intreccio di rapporti politici ed economici, un sistema di potere, controllo e spartizione delle risorse pubbliche, in particolare della sanità, i cui perni sono uomini della Lega, o vicini ad essa; un sistema che appare, la parola definitiva però la dirà la giustizia, sfociare nel malaffare.
Non c’è solo l’inchiesta che viene indagato il governatore Fontana, un’indagine che fa intravvedere l’odioso scenario di persone interessati a lucrare in un momento in cui la Lombardia era in ginocchio per la pandemia, con migliaia di morti e persone malate chiuse in casa, abbandonate da una sanità che non funzionava. C’è anche l’inchiesta della Procura di Pavia sull’accordo sui test sierologici tra la multinazionale Diasorin e l’ospedale San Matteo in cui spunta un messaggio del deputato leghista Paolo Grimoldi che intima ai sindaci eletti dal partito a non usare test diversi perché, dice ai suoi interlocutori: “Ti avviso, sentito anche Salvini, se fai come il sindaco di Robbio, sei fuori dal movimento”.
Perché sia stato inviato questo messaggio, perché sia stato speso il nome del leader leghista, lo diranno i magistrati, ma anche questa vicenda fa intuire quanto sia necessario andare a scoperchiare la pentola. Anche questo fa capire perché in Lombardia , la Lega abbia fatto di tutto per evitare che partissero i lavori della commissione d’inchiesta del Consiglio Regionale.
Se poi, a queste indagini, sommiamo quelle in corso da tempo, come il Russiagate, l’acquisto dell’immobile di Cormano, per poi arrivare alla più conosciuta, quella della Procura di Genova sui 49 milioni di rimborsi elettorali, possiamo dire che se in Italia oggi c’è una Questione Morale, e c’è, questa riguarda la Lega di Matteo Salvini. Gli elettori di Milano, che tra un anno andranno a votare, e quelli della Lombardia, non possono girare la testa dall’altra parte.