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Lo tsunami Cannabis travolge e divide il Palazzo

marijuana cannabis ANSA

Una cosa è certa: nel Palazzo non si aspettavano che arrivasse lo Tsunami Cannabis. Nessuno aveva previsto che in pochi giorni il comitato promotore per il referendum per la legalizzazione raccogliesse tante firme. Dire che i politici siano rimasti spiazzati è poco. Di fronte a questa marea montante partiti e i singoli si riposizionano per evitare di essere travolti dall’onda.

Senza troppa fantasia, la Destra continua ad indossare la maschera repressiva. Per Matteo Salvini non solo un mojito del Papeete ma anche un goal di Ibraimovich è meglio di una canna. Il leader leghista ha usato l’immagine del numero nove del Milan, la sue predilezione per lui, per bocciare il referendum, ma forse anche questa volta, come spesso accade negli ultimi tempi, il suo fiuto ha fatto cilecca: non ha capito dove tira il vento.

Fratelli d’Italia e Forza Italia sono contro il quesito, ma se nel primo partito sembra esserci un muro di granito in quello di Berlusconi il No ha qualche crepa. Elio Vito, come ha fatto con il Ddl Zan, si è distinto e dicendo di appoggiare il referendum ha dato voce ad alcuni suoi più timidi colleghi di partito che non hanno ancora avuto il coraggio di uscire allo scoperto.

I problemi veri però sono nell’area Rosso Verde. Esempio: Beppe Grillo è favorevole, così come lo è la ministra Dadone, mentre Giuseppe Conte ha detto di essere d’accordo solo con l’uso terapeutico della cannabis. Equivale a un No. Cambierà idea? Vedremo.

Nel PD è ancora peggio. Enrico Letta si trova con un partito diviso e non sa bene cosa fare. Per Deborah Serracchiani un semplice quesito non risolve una questione su cui sta lavorando da tempo il Parlamento. Tradotto: non disturbate il manovratore. Il vicesegretario Beppe Provenzano, invece è entusiasta della partecipazione delle persone. Della serie: quando la società è più avanti del Palazzo. Commento simile lo ha fatto Matteo Orfini. Insomma, nel PD c’è chi si oppone con convinzione e chi invece cavalca un’onda che non ha provocato. I nodi verranno forse sciolti da Enrico Letta. E se non lo farà lui, i nodi dentro il suo partito, come negli altri, comunque verranno sciolti: dagli elettori il giorno del referendum.

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    Michele Migone
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