Fare l’archeologo nel cuore della “mezzaluna fertile”, dove ebbe origine la civiltà agricola. È la storia di Alberto Savioli, che lavora vicino a Mosul, in Iraq. A Mosul oggi ci sono una diga importantissima e la guerra.
La “diga Saddam” fu costruita negli anni Sessanta e da allora alimenta il fabbisogno della città nel Nordovest del Paese. La guerra è quella dell’Isis, il cui fronte è a 15 chilometri dall’enorme manufatto. La diga deve essere ristrutturata e il lavoro è stato affidato a una ditta italiana specializzata, la Trevi di Cesena.
L’Italia manderà a Mosul anche i militari. Non saranno sulla prima linea del fronte con l’Isis, quello è il lavoro dei Peshmerga, ma saranno immediatamente nelle retrovie. Avranno una base militare autonoma e sarà la più grande base militare straniera in territorio iracheno. Del resto, con l’invio di ulteriori truppe a Mosul, il contingente italiano diventerà il secondo più numeroso in Iraq dopo quello degli Stati Uniti, con mille soldati. Un impegno che oltre alla difesa della diga prevede il soccorso di feriti e l’uso di droni per il monitoraggio del territorio.
Alberto Savioli in questa intervista con Massimo Alberti racconta i pericoli dell’area e la sua importanza strategica.
Ascolta l’intervista con Alberto Savioli