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Tratto dal podcast
Prisma di gio 12/12 (prima parte)
Italia | 2019-12-12
Questa mattina la vedova di Pino Pinelli, Licia Rognini, ha chiamato in diretta a Radio Popolare rompendo un silenzio che durava da dieci anni, quando venne a trovarci per un’intervista con Piero Scaramucci e Lorenza Ghidini.
“Quello di quest’anno è un passaggio importante, è una svolta” ci ha detto questa mattina Licia. “Ogni parola del presidente Mattarella sarà un incentivo ad andare avanti per la democrazia“.
Ieri il sindaco Beppe Sala ha chiesto scusa e perdono alla famiglia Pinelli a nome della città di Milano. “Non mi aspettavo che il sindaco Sala chiedesse perdono alla nostra famiglia. È stato un bel gesto, che ci restituisce qualcosa. Io non mi aspetto niente da nessuno, quello che arriva arriva, come è avvenuto in questi cinquant’anni” ci ha detto Licia.
Sulla morte di Pino Pinelli, precipitato dalla finestra della stanza del commissario Luigi Calabresi al terzo giorno di interrogatorio, non c’è una verità giudiziaria. “Su come è morto mio marito la verità noi la conosciamo, noi le cose le sappiamo, poi se qualcuno ha voglia di parlare, parlerà.”
Licia ha anche ricordato il fondatore di Radio Popolare Piero Scaramucci e il lavoro di scrittura del libro Una storia quasi soltanto mia. “Piero è stato molto bravo e coraggioso. Ha avuto una pazienza infinita con me”.
L’intervista completa di Lorenza Ghidini e Roberto Maggioni all’interno della trasmissione Prisma.
Che cosa è successo ieri dopo le parole del sindaco?
Non so cosa sia successo, ma ho deciso di andare anche io oggi in consiglio comunale a sentire cosa dirà il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Ci sono molte aspettative. Credo che lei si porti ancora nel cuore le parole di Napolitano di dieci anni fa. Si aspettava la richiesta di perdono da parte di Sala?
No. Io non ero presente, erano presenti solo le figlie. È stato un bel gesto che restituisce qualcosa.
Da Mattarella cosa si aspetta?
Non mi aspetto niente mai da nessuno. Quello che arriva, arriva.
Questo è comunque un passaggio importante. Perché lo è dal suo punto di vista?
Il Paese è ad una svolta e quindi qualsiasi parola del Presidente della Repubblica è un incentivo ad andare avanti nella democrazia.
Parlare di Pino in un certo modo è come un tassello che rafforza la nostra democrazia.
Sì, certo.
Come mai ha deciso all’ultimo di incontrare Beppe Sala?
Ho deciso così, senza troppe storie. Quando deciso una cosa è così, non ho mai ripensamenti.
Ieri le sue figlie dicevano che un pezzettino manca ancora. Manca il poter dire che Pino quella sera di 50 anni fa non ha avuto un malore.
Ma certo. La verità noi la conosciamo, noi le cose le sappiamo, poi se qualcuno ha voglia di parlare, parlerà.
Prima di salutarci ci lascia un ricordo di Piero Scaramucci?
È stato veramente molto bravo e ha avuto coraggio. Nel 1981 abbiamo iniziato il libro ed ha avuto una pazienza infinita con me.