“Dieci prugne ai fascisti” (ed. Elliot) è un romanzo scritto come un road-movie dalla giovane Elvira Mujčić, nata in Serbia ma trasferitasi in Italia negli anni ’90 con la famiglia, durante il conflitto nella ex-Iugoslavia.
Lania, protagonista della storia, ha molti punti in comune con la sua autrice e ne condivide la visione ironica del mondo. Anche Lania vive in Italia, dopo essere fuggita dalla guerra nel suo paese d’origine, la Bosnia.
Nella nuova patria, la famiglia di Lania ha ormai trovato un proprio, seppure instabile, equilibrio. Ma la morte della nonna, perno importante della vita collettiva, sconvolge l’armonia faticosamente conquistata.
La nonna chiede, a tempo debito, di essere sepolta nella propria terra. Semplice a dirsi, meno a farsi. Nonostante l’anticipo con cui figli e nipoti tentino di programmare l’operazione, una serie di equivoci, farragini burocratiche, contrasti di opinione e il riemergere di terribili e sempre taciuti ricordi rendono il compito molto complicato.
Il ritorno in patria per Lania e i suoi, insieme alla bara della nonna, diventa dunque una sorta di migrazione a ritroso nello spazio e nel tempo, punteggiata di imprevisti, rivelazioni e crisi di identità.
Elvira Mujčić è nata nel 1980 in Serbia, ha vissuto in Bosnia, in Croazia e infine a Roma, dove abita tuttora. Interprete e traduttrice, ha pubblicato i libri “Al di là del caos”, “E se Fuad avesse avuto la dinamite?”, “Sarajevo: la storia di un piccolo tradimento” e “La lingua di Ana”.
Ascolta l’intervista a Elvira Mujčić a Cult