Timothée Régnier, alias Rover, è un cantautore francese. E’ cresciuto però andando in giro per il mondo con la sua famiglia. A New York andava a scuola con alcuni dei futuri membri degli Strokes, a Beirut ha suonato per alcuni anni, insieme al fratello, IINuna band punk, prima di essere espulso dal paese nel 2008. Proprio questa cacciata da un paese che aveva amato e odiato molto allo stesso tempo gli ha dato lo stimolo per fare nascere il suo alter ego, Rover. Si è chiuso in una villa in Bretagna di proprietà della sua famiglia e ha scritto le canzoni del suo primo album, Rover, uscito nel 2012 e accolto con grande interesse sia in Francia che nel resto d’Europa.
Tre anni dopo è tornato con Let It Glow, uscito a novembre 2015. Un nuovo disco caratterizzato da suoni più energici, da colori più intensi e luminosi rispetto al primo album, dichiaratamente dark fin dalla sua copertina.
Abbiamo ospitato Rover nei nostri studi alla fine dell’anno scorso, per un minilive in cui ci ha regalato tre canzoni dal vivo, accompagnato dalla sua chitarra e dal tastierista Sébastien Collinet. E per chiacchierare un po’ con lui. In occasione del suo minitour italiano (Martedi 9/2 al Biko di Milano, Mercoledi 10/2 al Monk di Roma, Giovedi 11/2 all’Hiroshima Mon Amour di Torino) vi proponiamo un estratto dell’intervista. Ma in fondo alla pagina trovate il player da cui ascoltare l’audio integrale.
Bentornato Rover a Radiopop! Sono passati circa tre anni dall’ultima volta in cui ci siamo incontrati, ci racconti che cosa hai fatto in questo periodo oltre a suonare?
Non molto altro, in realtà. Abbiamo fatto circa 250 concerti in due d’anni, è stato impegnativo, faticoso, ma ne è valsa la pena: girare il mondo suonando la mia musica è stata una bellissima soddisfazione. Dopo il tour mi sono messo a scrivere per il disco nuovo, ci sono voluti circa nove mesi di lavoro. E ora sono di nuovo in giro con le canzoni nuove. Non mi sono preso nemmeno un weekend di pausa, ma devo dire che sono contento. La musica è davvero la passione della mia vita, non vevedo l’ora di poter tornare a sedermi al mio pianoforte, a imbracciare la mia chitarra, a scrivere nuove canzoni. E poi a registrarle. E poi a suonarle dal vivo. E’ una cosa meravigliosa.
Come descriveresti l’evoluzione del tuo suono in questo disco?
Volevo davvero che il suono di questo disco crescesse (fa un gioco di parole tra “let it grow” e “Let it glow”, ndr), non volevo avere paura di fare qualche sbaglio. Penso che spesso che sia un errore della mia generazione quello di avere paura di sbagliare, di investire nei propri sogni, nelle proprie relazioni. Io capisco che il domani possa essere un po’ minaccioso per chi ha circa la mia età, ma io volevo che questo disco fosse un disco più leggero, più ottimista, e anche più onesto. Volevo essere capace di mettere in luce dei lati di me che avevo tenuto un po’ nascosti sul primo disco. Insomma volevo un disco che davvero risplendesse (“glow” vuol dire “brillare, risplendere”, ndr).
Abbiamo parlato di questo e di molto altro con Rover: clicca qui sotto per ascoltare l’audio completo del minilive e dell’intervista.
Rover: minilive e intervista a MiniSonica