Il futuro del turismo sulle Alpi è tutto l’anno, con l’estate stagione principale. A dirlo è la Banca d’Italia, che ha analizzato i dati economici e l’andamento meteorologico di 39 località sciistiche di Trentino Alto Adige e Val D’Aosta dal 2001 al 2019.
In Lombardia, ma anche Veneto e Trentino Alto Adige, sono a rischio il 30% delle stazioni sciistiche per l’aumento di un grado delle temperature, soprattutto quelle più basse. In Friuli-Venezia Giulia addirittura tutte. Lo scenario è ipotizzato da un documento dedicato al cambiamento climatico e al turismo invernale elaborato da Banca d’Italia.
Neppure gli impianti di innevamento artificiale potranno evitare questo futuro, e, secondo lo studio, “sarà fondamentale un’attenta analisi costi benefici, anche alla luce dell’aumento dei costi operativi per il rialzo delle temperature e dell’energia”.
L’istituto di via XX settembre a Roma ha analizzato venti anni di skipass, pernottamenti ed evoluzione meteo nel periodo novembre-aprile di 39 stazioni sciistiche di Trentino Alto Adige e Valle d’Aosta, dove si trovano i due terzi dell’offerta in Italia. Il database e i logaritmi elaborati dall’autrice e dell’autore contribuiscono a realizzare una nuova granulometria dei dati sul turismo invernale. Uno strumento assai utile per i decisori istituzionali, prodighi di sostegno al settore senza adeguati scenari d’impatto economico, ma anche per il mondo imprenditoriale.
Secondo Banca d’Italia, con un grado in più di temperatura, è ipotizzabile una riduzione media del 7% della vendita di abbonamenti per gli impianti di risalita. Per ogni metro di neve in meno è stata calcolata una diminuzione dell’1,3%. Visti gli scenari di minori nevicate tra il 30% e il 45% entro la fine del secolo, con punte dell’80% nelle zone più basse, si ottiene questa flessione.
Con un aumento di 2 gradi la situazione si aggrava, soprattutto nelle Alpi centrali, la zona della regione alpina dove si concentrerà maggiormente l’incremento, che è, a sua volta nell’Emisfero Atlantico, una dei punti di maggior surriscaldamento, insieme al Mediterraneo.
Anche per questi motivi l’ipotesi che le montagne diventino attrattive tutto l’anno, e maggiormente d’estate, per sfuggire anche alle ondate di calore, è tutt’altro che un’ipotesi.
Per lo studio di Banca d’Italia a ridurre l’impatto della diminuzione della neve sulle presenze turistiche contribuiscono la presenza nelle località di un’offerta culturale o di strutture ricettive, come i resort, dove sono presenti anche servizi non legati allo sci.