Il boato, le fiamme e poi il fumo visibile a chilometri di distanza. A Calenzano, Firenze, oggi un’altra strage sul lavoro. Un’enorme esplosione in un deposito di carburante dell’Eni ha travolto due operai, uccidendoli. Altri tre sono ancora dispersi. A causare lo scoppio una perdita mentre le autobotti facevano rifornimento. Aperta un’inchiesta: da capire cosa abbia fatto da innesco e se siano state rispettate tutte le norme. Mercoledì sciopero di 4 ore dei sindacati.
162.000 tonnellate di combustibili fossili stoccati in un’area di 170 mila metri quadrati nel cuore della Piana Fiorentina, nel comune di Calenzano. Centomila le persone direttamente esposte all’inquinamento e ai pericoli del più grande deposito Eni del Centro Italia. L’esplosione, avvertita in tutta la città metropolitana e oltre, della potenza di una bomba o di un forte terremoto, ha danneggiato case e aziende dell’area circostante ed è avvenuta a una pensilina mentre si caricavano le autocisterne, a seguito della perdita di liquido durante le operazioni di ricarica delle autobotti. Pensilina che è crollata, facendo crollare anche parte della palazzina direzionale. È qui che i vigili del fuoco stanno cercando i dispersi. Dopo lo spegnimento delle fiamme, l’impianto è stato posto in sicurezza.
Il procuratore della Repubblica di Prato, Luca Tescaroli, ha annunciato l’apertura di un procedimento penale per accertare le responsabilità e le dinamiche. Tragedia che oggi ci porta ad aggiornare la conta dei morti sul lavoro. I feriti, che sembrano essere gravi, sono stati trasportati a Careggi, a Prato e al Centro Grandi Ustionati di Pisa. Lo stabilimento Eni di Calenzano svolge attività di ricezione, stoccaggio e spedizioni di benzina, gasolio e petrolio, prodotti che arrivano tramite due oleodotti collegati con la raffineria Eni di Livorno, da dove transitano oltre un milione di tonnellate di prodotti petroliferi ogni anno. L’area in cui è avvenuta la deflagrazione è stata posta sotto sequestro.