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L’errore della Lombardia non è un caso isolato? Dubbi sui dati forniti da altre Regioni

ISS - dati Regioni

Se il caso Lombardo è deflagrato dopo un errore in eccesso, dallo scattare del sistema a zone sono poche le Regioni esenti da dubbi, problemi, addirittura indagini giudiziarie sui dati trasmessi a Roma. La Lombardia lo ha pagato con misure più restrittive, ma negli altri casi i dubbi sono su numeri, trasmessi dalle Regioni stesse, che hanno determinato misure più morbide.

La PA di Trento è stato forse il caso più eclatante. I dati sulla mortalità e le ospedalizzazioni incompatibili con i contagi hanno insospettito un gruppo di scienziati, secondo cui, per mantenere bassi i nuovi positivi la Regione eseguiva prima un test rapido, che non veniva conteggiato, e solo a negativizzazione presumibilmente avvenuta eseguiva il tampone che abbassava il conto ufficiale comunicato a Roma.

In Liguria a inizio novembre l’opposizione ha denunciato la trasmissione di dati incompleti, e il fatto che le ospedalizzazioni reali non corrispondessero ai numeri: anche la magistratura ha aperto un fascicolo. Così come in Campania: dati cambiati all’ultimo minuto, posti letto occupati che non tornavano e spuntati dal nulla ad aumentare artificiosamente la disponibilità, è stato il dubbio dei magistrati.

Stesso problema sollevato anche in Calabria dalle opposizioni, che dubitano anche dei tanti malati guariti nel tempo di riscrittura di un rapporto, ed anche in Veneto, dove secondo il PD le nuove TI dichiarate da Zaia a novembre non erano effettivamente attivabili. Mentre l’associazione per la sanità pubblica ha sollevato dubbi sul numero di tamponi gonfiato per abbassare il rapporto con i positivi. Anche in Piemonte a metà dicembre l’opposizione denuncia la scomparsa dai dati ufficiali di circa il 10% dei test effettuati.

In Abruzzo a novembre è sempre l’opposizione a contestare la correttezza dei dati diffusi dalla regione. Nell’eterna guerra stato regioni il 2 dicembre la Valle d’Aosta contesta i dati dell’ISS, prima di lei lo avevano fatto anche la Toscana, le Marche e l’Umbria mentre l’ultima a provarci è la Sardegna, che ha pronto un ricorso al Tar per passare da arancione a gialla.

Frutti avvelenati di un sistema che delega a dati passibili di errori, aggiramenti, opacità, decisioni sulla gestione della pandemia che dovrebbero essere politiche, consentendo ai decisori di ogni livello di declinare dietro alla frase “lo dicono i dati” la responsabilità delle proprie scelte.

  • Autore articolo
    Massimo Alberti
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    Ho detto R1PUD1A di Claudio Jampaglia e Giuseppe Mazza per EMERGENCY “Ho detto R1PUD1A” è un podcast sul riarmo e la propaganda di guerra in Europa di Giuseppe Mazza e Claudio Jampaglia, realizzato negli studi di Radio Popolare per EMERGENCY. Nei 5 episodi vi racconteremo le ragioni della campagna R1PUD1A di EMERGENCY www.ripudia.it attraverso un’analisi dei meccanismi per cui in questi anni siamo arrivati al “non c’è alternativa” al riarmo, dei protagonisti, delle campagne e dei linguaggi, con molti ricorsi storici, qualche sguardo alle alternative e con la partecipazione di alcuni dei protagonisti dell’associazione che da 30 anni cerca di curare e prevenire le ferite provocate dai conflitti armati. Primo episodio: Le parole sono importanti. In questa prima puntata di “Ho detto R1PUD1A” Giuseppe Mazza e Claudio Jampaglia spiegano cosa significa la parola “ripudia” nella Costituzione italiana e perché è stata scelta per rappresentare il “mai più” alla guerra del popolo italiano dopo la Liberazione. Non siamo i soli ad avere fissato questo principio nelle nostre leggi. La guerra però sta tornando una prospettiva concreta, almeno secondo la maggior parte dei governi, che si riarmano, Italia compresa. Con Rossella Miccio, presidente di EMERGENCY, vi racconteremo poi l’esempio del Sudan, il Paese dove la guerra ha già causato in questi due anni oltre tre milioni di profughi. Partecipa alla campagna R1PUD1A su www.ripudia.it

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