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L’eredità politica della tentata strage di Macerata

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L’eredità politica della tentata strage razzista di Macerata è il definitivo sdoganamento della violenza basata sull’odio di razza in Italia.

Da quel sabato mattina, era il 3 febbraio, sono accadute due cose.

La prima: un mese dopo gli spari la Lega, il partito cui lo sparatore Luca Traini apparteneva, è esplosa nel consenso a Macerata, nelle Marche, e in tutto il Paese.

Non si può stabilire con scientifica certezza che gli spari abbiano gonfiato le urne, senza dubbio però si può affermare che gli spari non le hanno sgonfiate. Un elettore su 5 a Macerata ha messo la croce sul simbolo del partito cui lo stragista apparteneva e il cui leader, Salvini, nelle ore successive alla tentata strage affermò: “Una immigrazione incontrollata e finanziata porta allo scontro”.

La seconda: le aggressioni fisiche agli stranieri sono aumentate, avvengono alla luce del sole e in più di un’occasione chi ha usato magari carabine o fucini a pallini per prendere di mira gli immigrati ha minimizzato, ha parlato del suo gesto come se si fosse trattato di una specie di gioco.

Gli italiani, abbandonata la retorica del popolo di “brava gente”, hanno iniziato a mostrare un volto feroce. La responsabilità principale è degli imprenditori dell’odio, a cominciare da Matteo Salvini, e di coloro che lo assecondano dimostrando di essere permeabili alla sua predicazione, come gli alleati di governo pentastellati.

Ma la responsabilità è di tutti noi, gli italiani. Un Tribunale ha condannato Luca Traini a 12 anni di carcere, con il riconoscimento dell’aggravante dell’odio razziale. È una sentenza che dovrebbe parlare a tutti gli italiani. Dovrebbe farli riflettere, dovrebbe farci riflettere.

L’Italia razzista è un Paese debole, è un’Italia incapace di sostenere un’idea forte di sé. È un’Italia invecchiata che si trincera dietro al razzismo, ultima difesa mentale contro il terrore di soccombere all’incedere del mondo.

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  • Autore articolo
    Luigi Ambrosio
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